Morte di un campione e parte di noi stessi: Kiptum

Stamattina, appena svegli, ci ha colto una notizia davvero terribile: la morte di Kelvin Kiptum!

Qui si parla al plurale, perché tutti i podisti, ma proprio tutti, sono sinceramente dispiaciuti. A parte il fatto che Kiptum aveva solo 24 anni, e che la morte di un giovane, di qualsiasi giovane, mette tutte le persone davanti al baratro del mistero della vita…, dove ognuno si ferma per qualche istante davanti alla propria coscienza, che si arresta  con i suoi più profondi sentimenti personali, di paura, di dubbio, di sospensione di pensiero…; Kiptum era già un campione, quello che si poteva definire campione con la “c” maiuscola, quello che ci aveva fatto presagire chissà quali mirabolanti imprese. Sicuramente avrebbe infranto, primo podista della storia, il muro delle 2 ore sulla Maratona…

E poiché tutti i podisti (ma gli sportivi in genere) si identificano con il Campione, condividendo con lui sofferenze e gioie, sconfitte e vittorie, progetti e aspettative, ansie ed attese…, con Kiptum siamo morti un po’ anche noi… Ci è stato tolto qualcosa dal nostro intimo…

Sbalorditi e affranti come siamo, non ci resta che affondare in quei pochi ricordi (visto la sua giovanissima età) che abbiamo di lui:

Maratona di Valencia (2022): 2h 01’53”

Maratona di Londra (2023): 2h 01’25”

Maratona di Chicago (2023): 2h 00’35”

Kiptum era nato nel dicembre del 1999. Cominciò a correre a 14 anni. Era un pastorello. Gli piaceva correre all’aria aperta, fra i sentieri della sua terra, il Kenia.

Quanto è ingiusta, a volte, la vita… E quanto è terribile, a volte, non avere lacrime a sufficienza….                                                 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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