Dalla piramide alimentare al cerchio alimentare

Tutti noi, podisti e non, conosciamo la “piramide” alimentare. Sappiamo che esiste una sorta di gerarchia alimentare a cui è saggio attenersi ai fini di una alimentazione sana ed equilibrata. La forma della “piramide” rappresenta quell’ideale figurativo per visualizzare immediatamente la nostra richiesta di conoscenza e di approccio alle realtà alimentari. La stessa forma classica di piramide egiziana induce a credere che esiste un accostamento ai cibi che deve rispettare certi criteri. Tuttavia, nel corso degli anni, si è riscontrata in molti strati della popolazione della cosiddetta società del benessere, un pauroso aumento delle obesità (specialmente nei bambini), di disturbi alimentari e perfino di malattie gravi riconducibili a una cattiva alimentazione (diabete e non solo). Forse, si sono chiesti degli esperti (politici, operatori commerciali, pubblicitari), bisognava fare qualcosa per cercare di sovvertire questa tendenza, magari con un disegn particolare, che avvicinasse le persone al cibo con maggiore chiarezza e riservatezza.

Nacque pertanto, nel 2005, su iniziativa di Michelle Obama, una commissione atta a studiare possibili rimedi. Vennero investiti ingenti capitali (anche campagne pubblicitarie a tappeto), col risultato che si pensò di “familiarizzare” la “piramide”, trasformandola in “cerchio avente forma di piatto”. Non che prima non si fossero fatti tentativi. Anzi. La “piramide” era già stata disegnata in vario modo, in precedenza; fatta perfino capovolgere. Si era pensato anche a delle “strisce”, per caratterizzare in modo evidente i vari alimenti: cereali in arancione, verdura in verde, frutta in rosso, grassi in giallo, latticini in blu, carne e pesce in viola. Ma i risultati non erano stati del tutto soddisfacenti. Insomma, fra iniziative, proposte, campagne di marketing, eccetera, si arrivò al 2011.

Siamo arrivati al “cerchio”, ma il cerchio altri non è che un “piatto”…, anche per fare accostare il consumatore ad una dimensione più umana, più consolatoria, più intima del mangiare; il che non vuol dire certamente mangiare da soli…, vuol dire invece mangiare in armonia con se stesso, col proprio corpo, magari in compagnia e in armonia con la bellezza di vivere in armonia. E sembra che la cosa funzioni…

Perché il mangiare è un piacere. Ma se il piacere migliore proviene dalla conoscenza, il mangiare consapevole è un piacere ancora più bello.                                                   

 

 

 

 

 

 

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