Società podistiche e scuole: cosa si può fare?
Da una semplice osservazione che ognuno può fare tranquillamente, “gettando” uno sguardo alle classifiche delle gare podistiche su strada o su pista, si evince che l’età media dei partecipanti è piuttosto elevata, nell’ordine dei 45-50 anni. Ciò vuol dire che c’è una scarsa incidenza della corsa sui giovani, in tutte le fasce di età, e che il rapporto società podistiche-scuole, se non del tutto assente, è quanto meno abbastanza inconsistente. E’ noto che il distacco fra le società podistiche e le scuole “affonda” le radici nell’atavica dimenticanza che la classe politica italiana negli ultimi decenni ha riservato all’Atletica Leggera, rendendola “orfana” perfino di quella bella e proficua sperimentazione dei Giochi della Gioventù, che tanti fermenti (e campioni) produsse all’intero movimento; a dimostrazione che se si vuole approntare un programma di riqualificazione sportiva e formativa si deve necessariamente partire dai giovani. Ma, vista la “sordità” delle autorità competenti verso le voci allarmistiche che più volte si sono levate a denunciare la gravità della situazione, e vista la “cecità”, sempre delle autorità, che non riescono a vedere, o non vogliono vedere, al di à del proprio naso (leggi poltrona occupata), cosa possiamo fare noi semplici appassionati, oltre a lamentarci continuamente? Forse, qualche timida proposta.
Innanzitutto, non sempre la “colpa” è della scuola…, nel senso che spesso le società, pur avendo al loro interno lodevoli intenzioni, non hanno però accertate specializzazioni. Non di rado si assiste a qualche meritevole volontario che si fa’ carico di mettere in pratica l’opera di collegamento fra la società podistica di appartenenza e le scuole presenti sul territorio. Ma a costoro manca il più delle volte la necessaria professionalità che, nel momento del contatto con i presidi, i direttori didattici e i docenti, vanifica quasi del tutto le buone intenzioni anche, ben inteso, da parte degli operatori scolastici stessi che in linea teorica gradirebbero inserire un “progetto sportivo” nel POF (piano dell’offerta formativa) della scuola.
Quindi, poiché è la società podistica che deve farsi “conoscere e riconoscere”, tanto della scuola si sa tutto…, bene farebbero i dirigenti sportivi interessanti ad inviare a tutte le scuole del territorio di riferimento, di ogni ordine e grado, un loro vero e proprio “curriculum”, nel quale si evincano competenze e intenzioni programmatiche. Ciò costituirebbe un abbattimento della mancanza di fiducia nelle possibilità delle società podistiche che le scuole sentono come inevitabili; ricevere invece un dettagliato organigramma, un meticoloso progetto studiato in tutte le sue parti, sapere che delle persone qualificate si occuperebbero di chi e di cosa, con modalità e tempi calcolati, aiuterebbe a realizzare un programma coinvolgente, soprattutto per i ragazzi.
Una volta inaugurato il rapporto società podistica-scuola, mediante l’incontro fra le parti, sarebbe auspicabile che si proponesse agli alunni una “cerimonia di presentazione”, da tenere nell’aula magna o in palestra, onde poter illustrare le attività proposte, sia dal punto di vista teorico che pratico, comprensive anche delle “finali” di fine anno scolastico, da tenere all’interno e all’esterno dell’istituto, con le altre scuole.
Naturalmente, affinché tutto ciò possa essere realizzato, è necessario che la società podistica riservi all’attività persone e professionalità ben definite, e per i tempi occorrenti; che dia cioè una veste programmatica alle attività dei volontari, ai quali tanto spesso mancano le occasioni e le giuste visibilità, per potere operare al meglio delle loro meritevoli potenzialità.