A proposito delle elezioni Fidal

In un momento come questo che attraversa l’Atletica Leggera Italiana, francamente molto prossimo allo zero assoluto, è facile parlarne male di chi l’ha gestita negli ultimi anni, così come è facile parlarne bene di chi si affaccia alle prossime elezioni e che dichiara di volerne portare il necessario rinnovamento. L’esperienza c’insegna che in circostanze simili occorre più che mai non oscillare negli intendimenti e che bisogna prendere subito una posizione netta, sia pure per così dire imposta dai necessari requisiti di chiarezza da reclamare a chi, anche denotando un certo coraggio, si candida e si propone come la possibile soluzione del problema.

La candidatura di Stefano Mei alla presidenza FIDAL, ci sembra giusta ed assennata, perché in lui non riscontriamo soltanto il validissimo atleta, ma anche, e forse soprattutto, il valente dirigente sportivo: chi andrà a ricoprire questo importantissimo ruolo, dovrà in particolar modo sapersi giostrare nel ginepraio dei bilanci, dei corridoi, delle burocrazie, delle “esperienze” che maturano nei variegati ambiti dell’atletica leggera italiana. Ed ecco perché ci sembra che la presenza di Mei garantisca questo “approccio”. La nostra stima e fiducia si allarga perciò alla squadra regionale campana che lo segue, indicata dal prof. Bruno Fabozzi e comprendente gli amici (alcuni dei quali, consentiteci, veramente carissimi) Fabio Luca Bruno, Carlo Cantales, Gennaro Cavallaro, Domenico Celiento, Gennaro Varrella, Maura Mirra.

Stefano Mei è stato di recente a Caivano, per illustrare il suo programma, riunione alla quale non ci è stato possibile intervenire, ma della quale ci ha degnamente informato l’amico Vittorio Savino che ha riferito i punti sembrati essenziali:

  • 3 milioni di euro alle società (premi);
  • 4 milioni di euro ai tecnici (nel quadriennio);
  • 1 milione di euro annuo alla promozione giovanile;
  • 1,5 milioni di euro per la ricerca in atletica, annuo.

Quindi, non ci è dato sapere la metodologia con la quale si applicheranno queste pur lodevoli intenzioni che se attuate darebbero sicuramente una sferzata, anzi, una sterzata alla triste direzione intrapresa dall’atletica leggera italiana negli ultimi anni. Però, secondo il nostro modesto parere, sarebbe stato utile indicare il “come” si intenderà procedere verso questi obiettivi, perché perseguire solo la strada delle pie intenzioni, basandosi sull’esperienza maturata sul campo, potrebbe purtroppo non bastare. Inevitabilmente, gli si frapporrebbero problemi di natura di fondi disponibili, verso un settore sportivo negletto e bistrattato da sempre, sia dal CONI che dalle leggi finanziarie che via via si sono susseguite nel tempo. Ecco che, allora, indicare negli obiettivi programmatici una task force con l’unico intento di costringere il governo di turno a modificare l’istituto delle percentuali da riconoscere alle federazioni di tutti gli sport presenti sul territorio nazionale , potrebbe significare, in concreto, una reale ed effettiva svolta di cambiamento. E contemporaneamente, ci si  dovrebbe impegnare a voler rinnovare, a livello legislativo, i programmi scolastici fin dalla scuola dell’infanzia, per mettere ai primi posti l’educazione sportiva del bambino, anche incentivandolo con borse di studio, al fine di farlo proseguire oltre gli anni scolastici l’attività sportiva.

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