L’organizzazione delle gare giovanili

In Italia, specialmente al sud, non c’è un’adeguata cultura sportiva. Su questo non ci sono dubbi, siamo tutti d’accordo. Le divergenze cominciano quando si comincia il dibattito sulle cause che determinano il fenomeno e sui rimedi che si potrebbero mettere in atto per ovviare alla situazione. Senza avere la pretesa di avere in tasca la soluzione, noi pensiamo che, come sempre, il problema è alla radice e che, per usare un’espressione podistica, il problema è nella partenza. Cioè, una cultura sportiva che sia ben radicata nella mentalità di un territorio e di un ambiente, che sia il corollario di una società proiettata sempre verso il futuro, non può non basarsi sulla cura e sulle attenzioni delle attività giovanili.

Prendiamo  quello che avviene, “podisticamente”, specialmente al sud, per i nostri ragazzi. Le gare a loro riservate (ci riferiamo a quelle su strade) sono sempre in relazione a quelle degli adulti e sono sempre relegate ai margini della manifestazione. Esse inducono nei ragazzi, ma anche purtroppo negli adulti che li seguono con passione, che non ci sia nulla da fare, perché “il vasto pubblico”, sponsor compresi, non è possibile raccoglierlo se non tramite un preciso richiamo commerciale e che dunque è una situazione che in pratica mai si potrà modificare. Le stesse altre gare con modalità specifiche per le gare giovanili che si svolgono su pista, spesso (troppo spesso) si risolvono in riunioni per pochi intimi. Ciò determina quindi nei ragazzi come un senso di frustrazione, nella migliore delle ipotesi, una convinzione di pratica sportiva temporanea, limitata al breve volgere della loro fanciullezza.

Invece, bisognerebbe impostare le gare giovanili solo ed esclusivamente per i ragazzi, con l’esclusione sistematica delle categorie master. Al posto delle solite categorie, i volantini dovrebbero segnalare a regolamento soltanto quelle relative dai pulcini agli allievi M/F, per esempio, distinguendo bene le distanze da percorrere. E non come oggi si verifica, che le gare dei ragazzi sono pensate, a volte perfino sbandierate, come gare di contorno a quella degli adulti. Si lasciano partite i grandi e poi, in attesa che tornino, si provvede con la corsa dei ragazzi, quasi sempre, se non sempre, inseriti in un unico calderone, salvo poi differenziarlo nel momento delle premiazioni. Tutto questo lascia nell’animo sensibile dei ragazzi la sensazione della provvisorietà e della scarsa importanza del loro impegno sportivo, non riuscendo a trasmettere la gioia del confronto sportivo e la voglia di continuare. Tra l’altro, non viene distribuito mai, nel senso che non esiste proprio, un calendario annuale delle gare giovanili, in modo tale che tutti, adulti e ragazzi al seguito, possano organizzare l’intera annata sportiva come si conviene.

A parte queste considerazioni che vorremmo definire a carattere generale, scendiamo un po’ nei particolari (possibili) delle gare giovanili. Innanzitutto, si discute spesso sulla possibile e migliore distanza da far percorrere ai ragazzi, dimenticando (o ignorando) che i giovani possiedono in natura delle ottime qualità aerobiche, non suffragate però, per ovvi motivi, da un adeguato lavoro anaerobico, caratteristiche però che non gli impediscono di poter correre, progressivamente nelle diverse categorie, per un paio di chilometri. L’osservazione di molti ragazzi che alternano tratti di corsa a tratti di camminata è il risultato della mancanza dell’allenamento-gioco, della mancanza, a volte totale, di esperienza specifica.

Un altro aspetto da prendere in considerazione nelle gare giovanili è il percorso. L’ideale sarebbe organizzarlo in un parco chiuso. Ma forse è meglio impegnare un percorso cittadino, evitando magari tratti rettilinei e in pendenza. Perché? Per un maggior coinvolgimento cittadino. Immaginate la gioia e l’entusiasmo dei ragazzi in gara che vedono la città fermarsi per loro. Tutti, semplici spettatori, personale addetto alla sicurezza stradale, parenti ed amici, insomma tutti, ad applaudirli, ad incitarli. Ecco come si stimolano i ragazzi: gli adulti che si mettono al loro servizio. E, a proposito di servizio, appare inutile soffermarsi su quello sanitario, che dev’essere obbligatorio e puntuale, con possibilità di collegarsi via cellulare, nel caso che qualche ragazzo si sentisse male lungo il percorso. In quest’ambito medico, è bene ricordarsi che i ragazzi, perché ancora in via di evoluzione corporea, non hanno a differenza degli adulti, un efficiente meccanismo di termo dispersione, per cui l’intervento medico in gare che si svolgano in condizioni climatiche calde e umide, potrebbe essere richieste con maggiori probabilità. Infine, i premi. Ora, tutti gli educatori, genitori, allenatori, avranno sicuramente insegnato ai ragazzi che l’importante nello sport non è vincere un premio, ma divertirsi. E questo i ragazzi lo sanno e lo fanno indipendentemente da quello che gli dicono gli adulti. Però, questi ragazzi, bisogna pur premiarli. Attenzione però a non farlo per tutti (come a volte l’istinto ci suggerisce, a vederli come tutti si sono impegnati…). Il momento della premiazione dev’essere anche un momento di “giustizia”: gli arrivati nelle prime posizioni devono potersi differenziare da quelli delle ultime. Altrimenti l’intera valenza pedagogica potrebbe perdere credibilità. Ai ragazzi si deve indicare la giusta strada da percorrere: il lavoro e il sacrificio possono premiare nella vita. Così, chi è arrivato nelle prime posizioni, continuerà a correre con impegno; ma anche chi non è riuscito tanto bene, perché avrà visto gli altri e ne avrà tratto le logiche conseguenze, ripromettendosi di migliorarsi per il futuro. Quindi, premiazioni per i nostri ragazzi. Ma che siano, per così dire, allargate. In base al numero degli iscritti, che speriamo siano sempre numerosi, non diciamo come quelli degli adulti (un migliaio), ma almeno un bel centinaio: i primi 10 di ogni categoria (o cose del genere). In cosa dovrebbero consistere materialmente i premi? Ma in medaglie…, come alle Olimpiadi!

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