Come correre sul basolato
Provate a chiedere a qualsiasi podista quale sia la superficie sulla quale non vorrebbe mai correre e avrete sempre la medesima risposta: il basolato. La pavimentazione stradale con basoli si ottiene con l’applicazione di lastroni squadrati di pietra lavica, specialmente in Campania e in Sicilia. Tale tecnica risale al tempo degli antichi romani, famosi costruttori di strade, ed era ottima per i carri e per gli zoccoli dei cavalli, ma risulta a quanto pare ostica per tutti i podisti. Questo perché? Perché i lastroni non sono mai del tutto levigati, anzi, presentano delle gibbosità, a volte davvero notevoli, e spesso un allineamento grossolano. Insomma, i podisti quando trovano sul loro percorso di gara (ma anche di allenamento) un tratto in basolato, quasi si rassegnano a sopportare qualche minuto di… ulteriore sofferenza. Si pone quindi la questione: come si deve correre sul basolato?
L’ideale sarebbe che in gara o in allenamento il basolato non ci fosse mai; però, poiché i sogni difficilmente si realizzano…, e visto che le strade cittadine sono quello che sono, il problema si risolve, utilizzando soprattutto una scarpa adatta, non con una super leggera, come s’intuisce facilmente. Specialmente in gara o in allenamento impegnato, se si ha la possibilità di scegliersi un tracciato senza basolato, o con una superficie con un ridotto strato in basolato, una A2 va’ benissimo. Per tutti gli altri casi, a seconda del podista interessato, si può (e si dovrebbe) optare per una A3 o per una A4.
Però, ancora non abbiamo risposto alla domanda, che era “come”, non “cosa usare”… E, in effetti, qui il discorso si fa’ centrale. Bisogna subito dire che si deve enfatizzare il gesto, nel senso che non si deve poggiare pesantemente il piede, per assicurarsene la stabilità. Ciò non vuol dire che si deve correre a casaccio, correndo il rischio di procurarsi una distorsione. Significa invece che bisogna correre, mai come in questo caso, come si dovrebbe: appoggio di avampiede e rimbalzo sul tracciato. Il punto di superficie dove batte il piede deve bastare a determinare la spinta e la fase di volo, senza stare troppo a indugiare sul lastrone, sullo spigolo, sull’interstizio, o altro particolare. D’altronde, com’è noto, più “tempo” si resta sull’appoggio, più si fa’ fatica e più si rallenta il ritmo.
Certo, affinché ciò si possa realizzare, è necessario che il podista sia sorretto da una buona costituzione muscolare, oltreché tecnica, condizione che si rende possibile solamente previa e continua pratica di esercizi, di coordinazione e di potenziamento. Ecco, forse è questo il vero grande problema che il basolato comporta per quasi tutti i podisti: mette in evidenza l’inconfutabile realtà che pochi fanno, con la doverosa regolarità atletica, gli esercizi….