Lo strano caso della preparazione invernale

A dire il vero, di strano, nella preparazione invernale nel podismo, e in Campania, c’è ben poco… Anzi, sarebbe più esatto dire che della preparazione invernale nel podismo in Campania, tutto, per usare un paradosso stagionale, si è svolto alla luce del sole (e non sottotraccia, al grigio di giornate gelate, come ci si aspetterebbe dalle rigide temperature stagionali…). Cioè, anche se tutti i podisti lo vedono (soprattutto quelli che hanno una certa età “podistica”, come chi scrive), quasi nessuno sembra accorgersi e lamentarsi di una trasmutazione in atto della preparazione invernale nel podismo in Campania tale da farla apparire un oggetto misterioso, dal quale magari stare alla larga. Ecco perché in questo scritto vogliamo spendere qualche parola, per rinverdirne un po’ la memoria e per non farla cadere del tutto nell’oblio.

Fino agli inizi degli anni 90, il podista medio si correva, cioè si allenava e gareggiava, più o meno, in questo modo. Sull’esempio dei grandi campioni, si costruiva prima una base, la cosiddetta “base aerobica”, o “costruzione”; si proseguiva poi alla fase denominata di “potenziamento”, caratterizzata da lavori (leggi allenamenti) anaerobici atti a produrre quegli stimoli utili al miglioramento e/o perfezionamento delle capacità organiche; infine, si trovava pratica applicazione di quanto fatto nell’ultima fase , chiamata “mantenimento”. In quest’ultimo periodo, i podisti amatori concentravano il maggior numero di gare. Grosso modo, il podista amatore si atteneva a questo schema: periodo di costruzione, periodo di potenziamento, periodo di mantenimento. Però, è ovvio, trattandosi di atleta amatore, dobbiamo pensare che l’applicazione dello schema non era mai del tutto pedissequa… L’amatore correva, come corre tuttora, sempre e solo per divertimento… Tuttavia, era solito ben distinguere le sue corse e le sue attività in questi periodi. Anzi, vediamole in concreto. Cosa si faceva, podisticamente parlando, in questi tre periodi…?

Periodo di costruzione: fondo, palestra, tecnica di corsa, cross, gare indoor

Periodo di potenziamento: progressivo, corsa media, ripetute, fartlek, gare

Periodo di mantenimento: gare

La preparazione invernale, lo dice la parola stessa, andava fatta nei mesi freddi. Diciamo novembre, dicembre, gennaio e febbraio. Soprattutto, i primi due mesi, perché negli altri si trovava tempo e spazio per qualche gara di cross o su pista al coperto (indoor). Gare, d’altronde, tipicamente brevi, per assecondare la preparazione che si stava effettuando. Ora non più, o almeno non necessariamente, dal momento che oggi si gareggia in ogni periodo dell’anno…  Comunque, ma che cosa si faceva, o si dovrebbe fare anche oggi, nel periodo di costruzione? Andiamo nello specifico…

                                                     Periodo di costruzione

Fondo (allenamenti aerobici, fondo medio e fondo lungo, al ritmo di corsa lenta)

Palestra (macchinari per braccia, schiena, addominali, cosce, piegamenti, torsioni)

Tecnica di corsa (skip, corsa balzata dietro, balzata, in ampiezza e frequenza)

Cross (gare dal chilometraggio ridotto, ma duro, per potenziamento gambe)

Indoor (gare brevi, 400 m, 800 m. 1500 m, 3000 m, per le capacità elastiche)

Altro elemento non secondario, nell’ambito della preparazione invernale, era quello di preparare, eventualmente (e capitava spesso, cioè quasi sempre…) due maratone, una in primavera e una in autunno. Ed ecco perché la preparazione invernale verteva soprattutto nei primi due mesi freddi, cioè novembre e dicembre. Il periodo dei “fondi” coincideva con quello della base per effettuare una gara lunga come la maratona, senza però applicare specificità agli allenamenti. Così come, nel caso si fosse programmata una maratona in autunno, con la fine dell’estate si effettuavano gli allenamenti che servivano allo stesso scopo. Il podista sapeva che poteva dedicare alla “base” per correre una maratona, pochi allenamenti aerobici, ma in compenso era conscio di aver già fatto… la preparazione invernale…

In molti lamentano la mancanza di qualità nei tempi che i podisti conseguono nelle gare a cui partecipano, almeno rispetto ai tempi che si conseguivano una volta. Pensiamo che possa dipendere anche da questo: si arriva alle gare per partecipare e non per gareggiare. Per partecipare, basta allenarsi; per gareggiare, invece, occorre allenarsi con cognizione di causa.

 

 

 

 

 

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