La promozione sportiva di una volta

La promozione sportiva di una volta; nel podismo, s’intende. Sì, perché di podismo spesso ci occupiamo, diciamo dal 1985… E in tanti anni di varie vicissitudini podistiche, ci siamo imbattuti in argomenti alquanto particolari, di persone e di situazioni, che hanno contribuito a formarci non tanto una solida competenza in materia quanto uno stuolo di amici e di circostanze assolutamente piacevoli e, vorremmo aggiungere, perfino istruttive. Una di queste è proprio la promozione sportiva.

In un mondo in continuo mutamento, in peggio o in meglio lo decideremo in altra sede, tutto giustamente si evolve. Ed è interessante osservarne le trasformazioni. Una volta, la promozione sportiva nel podismo era riservata quasi esclusivamente ai Giochi della Gioventù, ottima iniziativa di onestiana memoria (Giulio Onesti). Esaurita questa fase “studentesca”, però, l’atleta si ritrovava quasi del tutto abbandonato al suo destino sportivo, con le eccezioni delle scuole calcio del territorio, e di poche altre in circolazione, si allude a quelle del basket, del volley e del nuoto. E il podismo…? Una volta, non era come avviene in parte oggi. Esiste, poca e rattoppata, ma esiste, una sorta di promozione sportiva nel podismo e nell’Atletica, grazie alla passione di alcuni valenti volenterosi e di qualche organizzazione comunale, che vede e provvede ai bisogni di una seria promozione sportiva. Però, è sempre molto poco, purtroppo. La cultura sportiva che abbiamo ereditato, diciamo così, non è il massimo…

Si deve alla sagacia, all’inventiva, al coraggio, di alcuni… “podisti della prima ora”… il merito di aver infuso nell’amino di alcuni per così dire ex studenti il gusto e la voglia di cominciare a correre. Come si faceva? Semplice. Si aggregava alla garetta di paese il semplice spettatore, lo si invitava a partecipare, gli si appiccicava al petto un ruvido e improvvisato pettorale, e lo si faceva partecipare. Costui (raramente costei) arrivava nelle ultime posizioni; non poteva fare altrimenti, senza un minimo di preparazione, senza nessun vero e proprio allenamento svolto in precedenza. Ma questo bastava perché s’instillasse il lui il desiderio, la voglia, la paura, l’emozione di cominciare a correre. Aveva avvertito a pieno titolo il brivido e la magia di un mondo fatto di allegria e di naturalezza, quasi di magia, nel quale trovavano spazio e consistenza i valori della vita e dell’aggregazione sportiva.

In una parola, dell’amicizia.

 

 

 

 

 

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