M come maratona

Un podista amatoriale non può definirsi tale se non ha corso almeno una maratona in vita sua. Mi dispiace non poter dire che basta ardentemente desiderare di correre una maratona per potersi definire podista, perché a molti questa eccezionale esperienza non è ancora capitata e forse a qualcuno non potrà capitare… La maratona, bisogna sì, desiderare di correrla, ma poi bisogna prepararla, soffrirla, correrla e finirla. E per fare tutto questo, occorre tempo e fisico, ovverosia disponibilità e… anagrafe. Almeno nella maggioranza dei casi. In ogni caso, l’esperienza della prima maratona è paragonabile a quella del primo amore…

Il vero podista è quello che, mentre sta correndo la sua prima maratona, pensa più volte:

 

“Ma qui che ci sto a fare?”; “Mamma mia, che fatica!”; “Mai più!”.

Ma poi, quando vede il pallone del traguardo, come in un incantesimo, non sente più la stanchezza e pensa già alla prossima maratona. E’ incredibile come ciò possa avvenire. Durante tutta la fase critica della maratona, più o meno a partire dal 25° km, la fatica morde i muscoli e la mente, facendo maturare la convinzione che una simile sofferenza non si abbia mai più a sopportare. In questi lunghi, interminabili chilometri, tutta la vita, sportiva e non, passa per la mente: famiglia, lavoro, affetti, dispiaceri…, tutto. E si rimane soli…, come non avviene quasi mai nella vita cosiddetta normale.  Magari si vedono altri podisti sorpassare e si sente più acuta la solitudine…, e si avverte maggiormente la lunghezza della maratona, e si nota quanto lento sia il trascorrere del tempo. E si rimane soli…,, senza neanche le energie. In questi terribili momenti, cupi e deprimenti, l’unica consolazione è la certezza che prima o poi (più poi che prima…) l’incubo finirà. Si corre in effetti solo per quest’ultimo, desolante, “obiettivo”… Tanto, la decisione di non correre mai più una maratona è stata già, inevitabilmente, presa. Si dirà, a se stesso e agli amici, che non si è tagliati per la maratona, che è un tipo di gara che non si addice al nostro standard… Qual è il problema? Ma poi…

IL PALLONE GONFIABILE DELL’ARRIVO, L’ESALTAZIONE DELLE FORZE CHE RITORNANO, COME SE NON FOSSERO MAI ANDATE VIA, ANZI, CHE RITORNANO PIU’ PIMPANTI DI PRIMA, LA LEGGEREZZA E LA FELICITA’ DI AVER COMPIUTO UN’IMPRESA, GLI APPLAUSI DELLA GENTE, LA SENSAZIONE DI SENTIRSI (E DI ESSERE) IL PADRONE DEL MONDO, INEBRIARSI AL GUSTO DELLA VITA, SENTIRSI IN PACE CON SE’ STESSI E CON IL MONDO INTERO, CAPIRE TANTE COSE….

 

 

 

 

 

 

 

 

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