Gli orari per correre
Non c’è un’ora ben precisa per uscire a correre…, per fortuna. Immaginiamo con raccapriccio se fosse obbligatorio correre in ore prestabilite. Forse è per questo che la corsa rappresenta la libertà: quando un podista decide, per scelta personale, di correre, lo fa’ e basta. Potrebbe causargli impedimento la pioggia battente, il forte vento, l’ improvviso impegno, o un qualsiasi altro accidente, ma questo avviene raramente, perché il podista, quando vuole correre, corre.
Tuttavia, bisogna… mettere ordine nella materia. Assodato che il podista corre quando vuole, si deve necessariamente fare qualche precisazione, che poi è l’oggetto del presente scritto il quale, sempre con cautela e con prudenza, vorrebbe suggerire qualche consiglio.
Abbiamo detto che il podista corre quando vuole. E’ vero, però questo significa, e non potrebbe essere altrimenti, che il podista corre quando gli è possibile in base all’orario di lavoro, al “meteo”, alle situazioni domestiche in generale e se non è malauguratamente infortunato (e… a volte, nonostante…). Unica eccezione, il podista professionista, quello seguito da una “equipe” formata da allenatore, medico, presidente di società, compagni di squadra e via discorrendo. Ma questa è un’altra faccenda, che non riguarda lo stereotipo di cui di solito ci occupiamo.
Quindi, “il podista corre quando vuole” andrebbe forse corretto con il più realistico “il podista corre quando può”, il che però non significa affatto che la migliore soluzione oraria per il podista sia quella casuale. Egli dovrebbe sempre commisurarsi alla Natura, che ha i suoi tempi e le sue stagioni, un ordine anche cronologico da rispettare. Stiamo dicendo che sarebbe meglio se il podista rispettasse una tabella oraria, corrispondente alle sue caratteristiche e ai suoi bisogni. Se, ad esempio, il suo lavoro gli consente di tornare a casa solo dopo il pomeriggio, allora i suoi allenamenti saranno ovviamente serali. In altri termini, la classica dicitura che per correre bisogna “defalcare” un paio di ore alle 24 di una giornata, dovrebbero susseguirsi ogni giorno, in modo tale da costituire un’abitudine fisiologica dell’organismo, una, nel senso benevolo del termine, vera “dipendenza”, senza la quale non gli sarebbe possibile esprimersi al meglio. E’ facile pensare che il suo organismo trarrebbe maggiori benefici, e quindi migliori risultati cronometrici, rispetto a chi invece fosse costretto dalle circostanze o da una sua certa superficialità, a correre a caso o quando ne avesse voglia.
A fronte di quanto detto, comunque, vale la regola che ogni podista è potenzialmente un soggetto a parte: c’è chi, geneticamente, al mattino “si sveglia” tardi, cioè le sue funzioni fisiologiche sono lente, e chi viceversa fin dalle prime luci dell’alba è in grado di reagire bene allo stimolo… di non uscire dalle coltri… Ad ogni buon conto, se il podista riesce a capire bene le proprie caratteristiche fisiologiche, abbinandole ad orari prefissati e adattando il proprio organismo agli stimoli e alle sollecitazioni dei vari allenamenti, è un podista se non fortunato almeno avvantaggiato.