Le ore del podista

Quando una persona decide di diventare podista, cambia completamente il suo modo di vivere e tutta la sua giornata subisce delle modificazioni, sotto tutti i punti di vista, dovute alle nuove abitudini intraprese. Una di queste, se così si può dire, riguarda la distribuzione delle ore nella giornata. Non si tratta del semplice fatto di organizzarsi le cose da fare, fra la famiglia, il lavoro e la corsa; si tratta di ben altro, come cercheremo di spiegare. In tale tentativo, prenderemo a modello il classico neopodista di quarant’anni o poco più, di peso leggermente superiore alla media, che svolge un’attività lavorativa discretamente sedentaria e che in passato ha dei parziali trascorsi di natura sportiva, soprattutto riferiti al calcio.

Ecco, la prima cosa che costui deve saper affrontare è scegliersi le ore da dedicare alla corsa. Il caso più frequente è quello del podista mattiniero, di quello cioè che avendo le ore della giornata già abbondantemente “incasinate”, si vede quasi costretto a strappare quelle di prima mattina, pur di soddisfare il suo ultimo bisogno. Allora correrà, diciamo, più o meno alle 5 del mattino. La prima volta gli sembrerà una tragedia, un assurdo materializzato su di sé. Ma dopo circa una settimana si troverà nella situazione di essere soddisfatto della scelta fatta. In realtà, superato il momento del primo periodo di assuefazione, la giornata gli scorrerà normalmente, con la differenza che il suo umore sarà molto migliorato, e con lui le “relazioni esterne”, sia in casa che con il prossimo. Ecco che le prime ore del mattino, quelle che una volta si credevano fossero “morte”, o comunque da dedicare unicamente al sonno, ora appaiano diverse, strumentali al nuovo passatempo e alla nuova gioia di iniziare la giornata correndo.

Come già accennato, anche le ore successive diventano diverse. Non si aspetta con impazienza che finiscano quelle del lavoro, o dell’occupazione che ci tiene lontani da casa nostra o dalle nostre abitudini: tutto ci appare in una nuova luce. Nelle ore del lavoro, ad esempio, pensiamo a quanti km si potrebbero percorrere a un determinato ritmo…, o cose di questo tipo. Chi fosse impegnato in un lavoro manuale, appena sentirà la stanchezza del braccio, penserà a quella delle gambe mentre corre, e via dicendo. Cioè, quelle attività che una volta passano durante la giornata nella pura indifferenza, ora si rivelano portatrici di messaggi, di notizie, di riflessioni. Quindi, anche queste ore subiscono una mutazione. Per non parlare poi di quelle notturne…, e dell’importanza del riposo…, del riposo che appare al podista non come un periodo di abbandono, bensì come un insieme ineluttabile di ore per recuperare le energie da dedicare alla corsa, altrimenti non si riesce ad esprimere al meglio le possibilità che madre natura ci ha fornito. C’è in questo “raccogliersi” un qualcosa di sacro, nel senso che si impara ad amare e a rispettare la natura nel suo complesso, in un dato che supera ampiamente quello personale.

Ora però bisogna operare un distinguo, fra le ore degli allenamenti e quelle delle gare… Nel senso che le ore mattutine sono sostanzialmente diverse se implicano un allenamento o una gara. Anche se la sveglia è puntata alla stessa ora, se è domenica e si deve gareggiare, i gesti e le azioni sono abbastanza differenti. Dal volantino sappiamo che la partenza è fissata alle ore 9 (quasi sempre) e quindi tutto viene stravolto, rispetto alla giornata tipo. Alle 7, ad esempio, non si torna dalla corsa, ma si fa’ una frugale colazione e ci si ritrova con gli amici nei pressi del posto stabilito per mettersi in moto verso la città dove si svolgerà la gara.

Anzi, a proposito dell’orario di partenza della gara, il podista non vede… l’ora… di parteciparvi…!

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