Il massaggio nel podismo: non un fatto estetico

Forse la lettura serve a cose come questa. Leggevamo, molti ma molti anni fa, il “Quo vadis?”, che comincia così: “Petronio si svegliò solo verso mezzogiorno e, come al solito, prostrato e annoiato. La sera prima egli era stato alla festa di Nerone, la quale si era protratta fino a tarda ora nella notte. Da tempo la sua salute veniva meno. Diceva a se stesso ch’egli si svegliava intorpidito, come lo era, senza la forza di radunare i suoi pensieri. Ma il bagno mattutino e il sapiente massaggio del corpo compiuto da schiavi assuefatti, affrettavano il corso del suo sangue indolente, elevandolo, vivificandolo…”. Ma come?, ci chiedemmo, il “sapiente massaggio del corpo affretta il corso del sangue dolente”? Fino ad allora avevamo pensato che il massaggio avesse solo una funzione estetica e la stessa figura di Petronio, primo personaggio del romanzo, conosciuto perfino a noi come “arbitro di eleganza”, ci confermava il convincimento. Invece, si apriva davanti a noi un “aspetto inaspettato”.

Il massaggio (dal greco massein = “impastare”) è antico quanto il mondo. Il buon podista lo utilizza come decontratturante e come attivatore della circolazione sanguigna, soprattutto nel fase del defaticamento. Il massaggio è divisibile in 4 parti: 1) “sfioramento e frizione” (fasi preparatorie del massaggio vero e proprio). La differenza tra sfioramento e frizione consiste nella diversa pressione che opera la mano, mentre la direzione del massaggio va’ dal basso verso l’alto, per richiamare il sangue nelle aree interessate; 2) “impastamento” (proprio come il lavoro del fornaio), riservato alle masse muscolari fondamentali (cosce e gambe), per consentire il drenaggio del circolo sanguigno e linfatico; 3) “percussione”, effettuata con il mignolo delle mani, con lo scopo di stimolare i centri nervosi e di tonificare i muscoli; 4) “vibrazione”, manovra di completamento del massaggio che rilassa la muscolatura, fatta in senso trasversale al muscolo. Naturalmente, questo tipo di massaggio così delineato nelle sue fasi a carattere generale è da evitare in caso di lesioni muscolari ancora vive (strappi e stiramenti), perché devono trascorrere alcuni giorni affinché le fibre lese riassorbano ematomi o lacerazioni, ma anche nei casi di processi infiammatori in atto come ad esempio per le flebiti.

Il massaggio permette di raggiungere in profondità i muscoli, i legamenti e i tendini, provocando un aumento della vascolarizzazione e la liberazione di endorfine (che hanno un’azione antidolorifica), ma in special modo consentono di provvedere alle aderenze fibrose susseguenti al trauma. Il massaggiatore (nella persona del fisioterapista) opererà sul punto di lesione con adeguata forza e sapienza mediante movimento trasversale per una ventina di minuti. Avrà la posizione delle dita con l’indice sul medio, o viceversa, oppure massaggerà solo con il pollice.

Il buon podista trarrà dall’osservazione dell’opera del suo fisioterapista utili conoscenze al fine di tentare, laddove è possibile, un massaggio “fai da te”; attività consigliabile, perché tale pratica gli consentirà di raggiungere una confidenza (e soprattutto una conoscenza) sempre maggiore con i propri muscoli. Inoltre, egli potrà massaggiare lo stesso le parti interessate anche in assenza del suo fisioterapista, evento che potrebbe non essere del tutto infrequente. Meglio quindi che impari ad autogestirsi. Però, chiaramente, non potrà raggiungere gli stessi risultati del professionista e neanche tutte le parti interessate. Comunque, le aree dove è possibile fare un buon automassaggio sono soprattutto gli arti inferiori e i piedi. Ed è già qualcosa.

Così, il podista potrà… rispondere al “quo vadis?” (“dove vai?”) con un incoraggiante “verso un completo e rapido recupero delle fibre muscolari affaticate!”

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