Un diagramma per amico

Come si misura il logorio del podista? C’è un’unità di misura del logorio dell’atleta? Esiste un elemento pratico di riferimento? Proviamo a tracciarne un profilo.

Il parametro iniziale, inevitabilmente, è quello personale; unito ad un’attenta osservazione empirica, dovuta alla grande passione e attenzione che si è messa nell’attività. Per darne un’idea, dopo una diecina di anni trascorsa come podista occasionale (ma non troppo, visto che si è corso la maratona in 3h e 30’), inizio poco dopo i 40 anni, iscrivendomi ad una società podistica (d’altronde si dice che la vita comincia a 40 anni, no?).

Premessa. Una cosa è il tempo, altra cosa sono gli anni.

Il tempo è costante, è indipendente dalla nostra volontà. E’ oggettivo.

Gli anni sono incostanti, nella vita può succedere di tutto. Sono soggettivi.

Altra premessa. Nei primi anni di attività podistica, poiché si è “freschi”, si registrano i maggiori progressi. Poi, dopo un paio di anni, ci si stabilizza, ognuno secondo le proprie possibilità (condizioni fisiche, tempo disponibile per gli allenamenti, eccetera).

Conclusioni. Col trascorrere del tempo e degli anni, il rendimento del podista, inevitabilmente e giustamente, cala. Anche se il podista praticante “appare” più giovane rispetto al sedentario, tuttavia le prestazioni cronometriche, progressivamente con il passare degli anni,  peggiorano. Non subito, non in maniera traumatica. Ecco come:

  • dai 40 ai 45 anni         più 5” al km;
  • dai 45 ai 50 anni più 5” al km;
  • dai 50 ai 55 anni più 10” al km;
  • dai 55 ai 60 anni più 10” al km;
  • dai 60 ai 65 anni più 20” al km.

Cioè, l’usura degli anni e dei chilometri percorsi si avverte in modo marcato dopo i 50 anni. E’ una legge di natura. Nessun podista, purtroppo, ne è esente. Per cui, aggiungere un 10 secondi raddoppiabili ad ogni categoria appare come la stima maggiormente accreditabile. Poi, ogni podista ha una sua “macchina”, una sua ben precisa e soggettiva caratteristica. Nel nostro (mio) caso, il podista è di… media cilindrata, come si evince dalla tabella:

  • M40 3’ 30”     –     3’ 35”
  • M45 3’ 40”     –     3’ 45”
  • M50    3’ 50”     –     3’ 55”
  • M55 4’ 05”     –     4’ 15”
  • M60 4’ 35”     –     4’ 55”
  • M65 5’ 25”     –     5’ 55”

(* Tempi al chilometro rapportati ad una 10 km)

Ora, prendiamo visione. Nel diagramma, le ascisse sono gli anni del podista e le ordinate i suoi tempi conseguiti.

Per illustrare meglio l’argomento, sono stati presi in esame tre atleti, che potremmo così definire:

atleta A (alto livello);

atleta B (buon livello);

atleta C (metteteci voi l’aggettivo…; va’ bene “considerevole?”).

Atleta A (in verde)

M40   3’10”   –   3’15”

M45   3’20”   –   3’25”

M50   3’30”   –   3’35”

M55   3’45”   –   3’55”

M60   4’15”   –   4’35”

Atleta B (in rosso)

M40   3’30”   –   3’35”

M45   3’40”   –   3’45”

M50   3’50”   –   3’55”

M55   4’05”   –   4’15”

M60   4’35”   –   4’55”

M65   5’25”   –   5’55”

Atleta C (in giallo)

M40   3’50”   –   3’55”

M45   4’00”   –   4’05”

M50   4’10”   –   4’15”

M55   4’25”   –   4’35”

M60   4’55”   –   5’15”

M65   5’45”   –   6’15”

Conclusioni?

Ricordiamoci che è un grafico, una statistica. Ricordiamoci del pollo di… Trilussa. E ricordiamoci anche che si è contemplata l’ipotesi che il podista preso in considerazione abbia sempre corso, a parte qualche inevitabile  sosta dovuta a episodici infortuni. Ricordiamoci infine che l’amico, quello vero, non ci nasconde mai niente e ci dice sempre la verità.

Ora, non vi resta che… farvi l’esame di coscienza e guardare il diagramma!

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