Differenza fra scarpa da passeggio o da corsa

Correre in gruppo è sempre un ottimo sistema di effettuare un po’ di corsa lenta rigenerante e di fare quattro chiacchiere in compagnia di amici. A volte, si ha come l’impressione che sia questa l’essenza del podismo… I chilometri, giusto per fare una battuta, passano veloci… E si fanno tanti bei discorsi, fra il serio e il faceto, qualcuno perfino specialistico della materia. E’ stato il caso l’altro giorno dell’intersuola: cos’è questo componente della scarpa, a cosa serve e, soprattutto, in che cosa si differenzia fra la scarpa da passeggio rispetto a quella da corsa.

Partiamo dalla fine…, che poi è l’oggetto della questione: cosa distingue la scarpa da running da quella da passeggio?, qual è l’elemento visivo che ci fa’ subito capire l’uso a cui è destinata quella determinata scarpa? Facile, è la presenza o meno dell’intersuola. Già qui, bisogna ammetterlo, c’è qualche podista che vacilla. Sì, perché nella costituzione stessa della scarpa, nonché nel termine ampiamente usato e accettato, intersuola, è facile confondersi con la suola. In effetti, in modo molto schematico, possiamo dire che la scarpa è formata da due elementi, tomaia e suola. La prima, è quella che accoglie il piede, che lo calza; la seconda, è quella che lo protegge dall’impatto col suolo.Ecco, come dicevano i latini, la verità sta nel mezzo. L’intersuola sta fra la tomaia e la suola. E’ quella parte, morbida ed elastica, che oltre a proteggere il piede dall’impatto col suolo restituisce la forza elastica della spinta del piede. Perché nella corsa esiste la fase di volo, cioè quella condizione in cui si ha bisogno di un ritorno di energia per potere spiccare il volo…

La casa costruttrici di scarpe da running, fin dagli anni 80, quando esplose il fenomeno, si posero subito il problema dell’intersuola. Giustamente e doverosamente. Utilizzarono per lo più l’EVA, acronimo di Acetil Vinil Acetato, per poi sperimentare altri brevetti in poliuretano o polietilene, tutti materiali abbastanza sofisticati, per rispondere all’esigenza di cui sopra. Ultimamente, hanno nella fibra di carbonio l’ultimo ritrovato tecnologico, che sembra renda ancora migliore la resa performante del gesto podistico; tanto da rendere necessario l’intervento dell’Aifa per sancirne, entro certi limiti e condizioni, la liceità d’uso. Ma, in sostanza, dove si vede, come si nota, in una scarpa da running, questa benedetta intersuola? Nell’approssimativo disegno che vi proponiamo, è la parte della scarpa colorata in rosso. Vedete? E’ posta fra la tomaia e la suola.

Cosa avviene invece per le scarpe da passeggio? Ciò che avviene anche per le scarpe della marcia, ad esempio. Poiché nella marcia, proverbialmente si dice che è tutta un “tacco e punta”, manca del tutto la “fase di volo” (anzi, deve mancare, pensa il richiamo del giudice…). Quindi, l’intersuola per così dire non è strettamente necessaria. Le case costruttrici non si attardano troppo sulla formazione della suola; pongono uno strato di suola che unisca la punta della scarpa alla conchiglia (dove alloggia il calcagno), e via. Quel tratto colorato di rosso, come nel nostro esempio, non si noterà, nel senso che non esisterà.

Però, a proposito di colori, bisogna ammettere che le scarpe sportive, da corsa o da passeggio, sono tutte belle!

 

 

 

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