Situazione di gara: il finale di una gara

La gara rappresenta per qualsiasi podista il momento della verità. Non a caso si dice che la gara è il migliore allenamento, che la gara si decide in allenamento, che la gara è gara, eccetera eccetera; cioè tutto un insieme di situazioni collegate alla gara in sé a testimoniarne l’incredibile importanza. Però, se volessimo provare a isolare i vari momenti della gara, cercando di invidiarne quelli più importanti, non potremmo affatto trascurarne il finale. In tale frangente, infatti, vengono per così dire al pettine tutti i nodi del podista, che adesso cercheremo di illustrare (per quello che può la nostra modesta esperienza in proposito).

E’ inutile ribadire che in un qualsiasi finale di gara il podista vi arriva stanco. Quando mancano poche centinaia di metri al traguardo, sia che si tratti di una gara di mezzofondo su pista che di una maratona, il podista ha già espresso quasi tutte le possibilità, fisiche e mentali, di cui dispone. Ora, si tratta di utilizzare al meglio quelle residue. Poiché su quelle fisiche non si può fare troppo affidamento, avendole già in buona parte impiegate, bisognerà fare leva su quelle mentali. E’ certo che il podista avrà in passato sperimentato questa situazione, anche in allenamento: sopperire al richiamo della fatica con un innalzamento del livello della capacità di sofferenza. Soprattutto chi corre (e svolge allenamenti anaerobici) da qualche anno, sa di cosa stiamo parlando. Ma nel finale di una gara conta soprattutto la capacità di saper leggere le proprie condizioni fisiche, perché tutto sommato si corre con le gambe. La forza mentale può fare molto, però se nelle gambe c’è del piombo, o peggio, se accade un inconveniente di natura fisica causato dallo sforzo, il finale di gara sarà sicuramente tormentato e non in linea con le speranze agonistiche.

Ecco dunque cosa bisogna “non fare” in un finale di gara, onde evitare problemi. Si deve considerare il finale di gara non prima dei 500 metri finali. Partire cioè prima, diciamo all’ultimo km, con progressione veloce, pensando così di sfiancare o scoraggiare l’avversario o gli avversari, può determinare un suo o un loro recupero proprio in prossimità della linea del traguardo, quando le energie che abbiamo impiegato nello sforzo inevitabilmente si esauriranno. Tra l’altro, la nostra lentezza negli ultimi fatali metri, indurrà l’avversario o gli avversari a tener duro, poiché sarà del tutto palese ed evidente il calo di ritmo. Un altro motivo per cui è meglio cambiare ritmo a circa 500 metri dal traguardo, non prima, è che così facendo non si opera un brusco cambio di velocità, elemento che può facilmente causare, data la condizione di fatica della muscolatura, contratture o strappi.

Ciò significa avere padronanza dei propri mezzi, fisici e mentali, ed operare per il meglio. Saremo superati? Pazienza, andrà meglio alla prossima occasione: lo sport insegna anche che l’avversario può essere più forte. E che a volte bisogna usare qualche trucco, lecito, per carità. Un esempio? Se avete iniziato una bella progressione veloce nel finale della gara, non voltatevi mai indietro; è un segnale di stanchezza e darete coraggio a chi  vi segue e che magari è più stanco di voi.

 

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