Situazione di gara: se ci sta superando un avversario di categoria

Bisogna ammettere che esistono due tipi di podisti, quelli agonisti e quelli meno, quelli che si allenano con impegno e quelli che lo fanno soltanto per star bene, quelli che vanno sul palco per la premiazione e quelli che tornano subito alle loro case… E’ così, non c’è che dire… E’ come se in una gara se ne svolgessero due, una per individuare i vincitori delle varie categorie, un’altra per consentire a tutti gli altri di tagliare il traguardo, magari entro i primi 100 oppure 200 previsti per la premiazione. Isoliamo allora un caso particolare. Siamo in gara (facilmente, una 10 km) e un nostro avversario di categoria si sta rapidamente avvicinando. Lo riconosciamo, perché sono anni che ci scontriamo. Ma ora, in questo preciso frangente, che facciamo?

Ci ritroviamo a circa metà gara. Il più delle volte la partenza non fa’ testo, poiché o si va’ troppo forte, o si va’ troppo piano, magari in considerazione del fatto che la gara contiene un migliaio di podisti, il che rende problematica la partenza di quasi tutti i partecipanti, a parte ovviamente chi ha il “potere” di trovarsi in prima fila… Comunque sia, superati i primi chilometri, raggiunta la cadenza per noi solita, riconosciamo nelle fattezze di un podista che ci sta raggiungendo quelle di un nostro “amico avversario” di categoria (nel mondo podistico ogni avversario è un amico…). Come facciamo ad accorgerci che ci sta raggiungendo? Non tanto dal rumore dei passi, quanto da quello del suo fiato…, che come si suol dire è sempre più vicino al nostro collo… Ora, il problema è: che fare? Si mettono automaticamente in moto dei pensieri: ci ricordiamo come ci siamo allenati, se il nostro passo può incrementarsi oppure no; tentiamo di allungare un po’, per scoraggiare l’avversario e fargli credere che abbiamo ancora tanta birra in corpo; decidiamo di accodarci a lui e farci così trasportare, un po’ come fanno i ciclisti cosiddetti “succhia ruote”; cerchiamo di scrutare nel suo sguardo possibili segnali di verità, se cioè sembra affaticato o in piena spinta. Insomma, cose così…

Quale consiglio si può dare in situazione simile? E’ sempre e solo quello di essere se stessi. Quello che si è fatto nei giorni precedenti la gara non deve essere dimenticato, senza finzioni o avventure varie, cercando di sopperire al momento con una ulteriore scarica di adrenalina (che potrebbe costarci molto cara). Certamente, la gara è, come correttamente si dice, il migliore allenamento; ma è pur vero che la gara si decide in allenamento…, ragione per cui deve prevalere in noi l’essere spietatamente sinceri: cosa si può podisticamente fare, anche con una buona dose di ulteriore adrenalina? Ecco il momento cruciale, quando in cuor nostro valutiamo questa possibilità. Poi, sarà quel che sarà…, anche se già sappiamo quello che avverrà al traguardo, prima o dopo l’arrivo del nostro amico avversario: una bella stretta di mano e un bellissimo sorriso.

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