La campagna acquisti nel podismo

Poiché la vita sociale in Italia è basata sul calcio (e infatti ora è come bloccata  per la fine del campionato e per la concomitante campagna acquisti), ci ritroviamo ancora una volta a fare un parallelo con il podismo. Qualcuno potrebbe obiettare, a ragione, che non c’è confronto fra i due sport: troppe difformità, troppo inseriti in contesti e in storie diverse. Tuttavia, in quest’epoca in cui sembra prevalere una certa omogeneità di comportamenti (“omologazione”, la chiamava Pier Paolo Pasolini), non è del tutto insensato occuparsene.

La differenza fondamentale è la distinzione, istituzionale e giuridica, di società, S.p.A. quelle del calcio, quasi tutte A.S.D. quelle del podismo. Ciò comporta un giro di denaro, anzi, una “mole” di denaro che caratterizza in modo inequivocabile, e disuguale, i due sport. Intanto, il calcio ha nonostante tutto, una sede dove si svolgono i movimenti di mercato (Ata Hotel Executive, a Milano), mentre nel podismo la cosa è molto diversa, mancando di un centro di “gravità permanente”, per dirla alla Battiato.

Dove e come si svolge allora la campagna acquisti del podismo? Si svolge essenzialmente nell’ambito ristretto della stessa società, quando essa è per così dire radicata nel territorio (leggi “promozione sportiva”). Gli appartenenti a un gruppo podistico, dirigenti e atleti è indifferente, quando si ritrovano per delle gare (specialmente alla domenica) insieme ai “colleghi” delle altre squadre, parlando o corricchiando, “captano” da parte di alcuni il possibile desiderio di cambiare squadra e ne traggono qualche… conclusione, cioè mettono in pratica in buona sostanza una sorta di “approfondimento”. Di solito, quando ciò avviene, quando si stabilisce questo contatto, cosa del tutto pacifica e frequente, colui che potenzialmente potrebbe “arricchire” le sue amicizie, inserendone l’interessato, gli illustra il regolamento, gli obiettivi e la ragion d’essere (oggi si dice “progetto”) della squadra.

Ecco, a proposito… Un discorso a parte meritano gli obiettivi della squadra; ve ne sono di “tecnici” e di “visibilità”…, non necessariamente concomitanti, anzi più facilmente… “a se stanti”. L’ideale sarebbe che una squadra (qualcuna lo è) programmasse il miglioramento tecnico della squadra, aumentandone il tasso tecnico medio dei componenti, per il raggiungimento di traguardi sportivi di prestigio, unitamente, e quasi di conseguenza, per sviluppare la propria dimensione podistica. Ma alcune non riescono ad andare oltre il primo obiettivo, mentre altri si preoccupano solo del secondo, forse per vanità, o altro di cui non possiamo e neanche vogliamo dire. Si addensano a questo proposito le nubi di promesse di varia utilità (abbigliamento sportivo, gare e trasferte prepagate, quote di iscrizione derogate e incentivi vari. Non potendosi certificare e “quantificare” l’entità e la fattispecie dei trasferimenti dei podisti presso le altre squadre, nel diciamo sottobosco del movimento podistico regionale (ma è logico supporre anche nazionale) si agitano situazioni e personaggi che qualche volta di edificante hanno ben poco.

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