Correre è una moda?
“Per me la corsa non è una moda. Corro da quando non era moda e non me lo ha chiesto il medico per la depressione. Oggi: meteore.”
Ci sentiamo direttamente coinvolti da un post raccolto sul web caricato da un amico, sincero appassionato di podismo, tramite il quale manifesta apertamente la sua contrarietà per un fenomeno divenuto, diciamo così, troppo di massa. Vi si sostiene, forse a ragione, che correre sia diventata una moda e che, come tutti gli aderenti a una moda, i podisti di oggi abbiano perso lo spirito originario e puro della pratica in questione.
Ma è proprio così? Siamo sicuri che l’accostamento non celi invece una certa nostalgia per i bei tempi andati che non torneranno più? Siamo certi che tutto quello che accade in società di nuovo e di avveniristico sia da buttare? Ragioniamoci sopra.
Una considerazione iniziale va’ comunque, doverosamente, fatta. Molti anni or sono si correva per sé stessi. Il fatto che non ci fossero le classifiche, ad esempio, rendeva la partecipazione alla gara come un “riscontro del tutto personale da verificare”; mentre oggi è la “sicura possibilità che altri ci vedano” e di farsi notare, cioè di apparire. Siamo, anche in questo, nell’epoca delle immagini; in un certo senso (molto ampio), nell’epoca più dell’apparire che dell’essere.
Un altro esempio, direttamente collegato alle “immagini”, ci è fornito dall’ormai irrinunciabile esigenza di trarre da un qualsivoglia episodio podistico quante più istantanee, fisse o dinamiche, foto o filmati, delle prestazioni sportive; quasi fossero questi i “risultati” maggiormente salienti…
Mettiamoci però nei panni dei podisti “moderni”. Non c’è niente di male se una grande massa di persone si avvicina allo sport. Bene o male, se non si è sedentari, si fa’ cosa meritoria, per sé stessi e per gli altri: non ci si ammala, non ci si impigrisce, si socializza, si allargano le sfere delle amicizie, si gode di più il piacere della vita, dello stare all’aria aperta e si arriva perfino a sostenere qualche battaglia per la salvaguardia per l’ambiente. Se tutto ciò elencato si ottiene “per moda”, ben venga. Come Machiavelli suggeriva: “Il fine giustifica i mezzi”…
Tuttavia, è pur vero che forse si è smarrita l’innocenza originaria della pratica sportiva, per fare posto a delle figure che, sulla scorta del “nuovo che avanza” si sono creati dei “guadagni” che non sono affatto sportivi, in un certo qual modo, lucrando e speculando sulla passione delle persone. Forse, è su questo che l’amico del post allude. Le mode possono andare anche bene, perché possono essere il segnale di un giusto e inevitabile cambiamento. Però, bisognerebbe sempre salvaguardare i modelli e i valori che stanno alla base della società e che hanno reso possibile, in questo caso, la crescita podistica. Come? Con il non fare “bovinamente” scelte indotte dal sistema, con il cercare e ricercare, sempre e in ogni situazione, e adottare, i modelli della riflessione e della scelta ponderata alle partecipazioni podistiche, ove si privilegino i valori che stanno alla base della dignità delle persone.