Lo stimolo giusto

Cos’è che ci spinge a correre? Domanda che spesso noi podisti ci sentiamo rivolgere, magari nella formulazione “perché corri?”. La risposta, agli altri e a noi stessi, ci porta inevitabilmente al primo momento che come si suol dire “ha fatto scattare la molla”, che tradotto significa andare a ritroso nel tempo e scovare nell’andito nascosto della nostra memoria lo “stimolo” che a suo tempo fece in modo che noi non si potesse fare a meno di praticare il podismo.

Ogni podista, si sa, ha una sua precisa ragione, per aver cominciato a correre, poiché ognuno ha la sua storia. Ma è possibile indicare alcuni “stimoli” classici, perché ricorrenti e perfino raggruppabili in una sorta di categoria. C’è chi in un bel momento si accorge di non riuscire più a salire le scale di casa come in passato, a dover allentare la cintura dei pantaloni, e cose di questo tipo; cioè, ci si accorge che bisogna dare una sterzata all’alimentazione. C’è chi si rende conto che qualche capello comincia a perdere il solito colore e che tende paurosamente verso il bianco; e allora cerca un espediente per rallentare un incipiente allarme anagrafico, per non lasciarsi completamente andare e per cercare di opporre una certa resistenza all’avanzare degli anni. C’è chi non può permettersi di praticare un altro sport, a causa dei costi esorbitanti di cui le discipline sportive non possono evidentemente fare a meno. C’è chi ravvisa nella corsa una formidabile occasione di stare a contatto con la natura, quella propria e quella dell’ambiente, che poi significa anche vivere nel vero senso della parola il territorio in cui si vive. C’è chi ha ricevuto il consiglio dal medico, per un qualche problema fisico, rimediabile non con le medicine, ma con una sana e corretta attività sportiva. C’è chi ha visto i progressi fisici e mentali di un qualche amico che ha cominciato a correre da poco, ed ha notato che si è come trasformato…, in meglio.

Tutti questi “stimoli”, ed altri, possono a ragione ritenersi “a priori”, però ne esistono anche per così dire “a posteriori”, cioè quelli che intervengono, affinché l’iniziale passione si tramuti in una vera e propria dipendenza. C’è il podista che si inebria degli iniziali successi e si infervora. C’è chi in un certo qual modo si specializza in un settore particolare, che può essere il partecipare di preferenza alle gare lunghe (le Mezze o le Maratone, per non dire delle Ultra). C’è chi si scopre un esperto della materia, e dispensa consigli (anche se non richiesti…) agli altri, sia sotto forma di tabelle di allenamento personalizzati, sia con interventi a svariato titolo sui social, sia perfino conseguendo certificazioni specifiche frequentando corsi Fidal, sia facendo tesoro delle proprie esperienze fino a quel momento maturate. C’è chi, e questi sono da preferire a tanti, riversa nei giovani tutta la sua passione e il suo tempo disponibile (e a volte perfino un consistente “dispendio economico”…).

Ognuno di questi stimoli, per qualsiasi podista, preso nella sua specifica individualità, è quello “giusto”, quello che veramente e materialmente “lo spinge” a correre. E, per favore, non chiedete al podista perché corre: lo costringete a pensare a tutte queste cose in un solo secondo…!

 

 

 

 

 

 

 

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