Podisti, non lasciatevi ingannare dai 10 km su strada

Nel mondo podistico amatoriale, negli ultimi anni, è in uso di considerare la gara settimanale di 10 km come il punto di riferimento della loro condizione atletica, o del loro valore podistico. Come ciò sia potuto accadere, è sotto gli occhi di tutti: crescita esponenziale del movimento, introduzione di sponsor nelle organizzazioni delle corse su strada, limitato utilizzo delle carenti strutture sportive, voglia di apparire e di “esserci” nei numerosi “eventi” in calendario. Tutto ciò ha portato alla conseguenza che il podista abituale considera la sua capacità performante in base al criterio della sua partecipazione alla 10 km su strada, quando poi nella realtà il suo reale valore andrebbe vagliato nell’unica gara attendibile: quella che si svolge su pista. Quindi, ci permettiamo di dire che è perfettamente inutile che il podista medio non faccia altro che controllare sistematicamente il ritmo che tiene in gara, chilometro per chilometro, in una gara su strada: il suo rendimento effettivo sarà sempre viziato dalla misurazione del percorso (o troppo corto oppure troppo lungo, rispetto ai 10.000 metri reali), da eventuali dislivelli, curve falsate da marciapiedi e quant’altro.

Una volta si correva in modo differente… Sarà per questo che il livello si è abbassato? Prima, ci si allenava sempre su strada, d’accordo, anche per potenziarsi sulle salite, per allenarsi sui percorsi collinari al fine di sollecitare muscoli e tendini alle diverse occasioni che si potevano eventualmente richiedere al proprio organismo, per preparare le gare lunghe (non solo maratone, e via discorrendo. Però, erano molto più frequenti le gare su pista, in un’ottica di certificazione delle capacità acquisite. D’altronde, era facile partecipare a delle gare su strada non… sempre di 10 km. Gare storiche, almeno in Campania, sono da annoverare: “La corsa dei tre Comuni”, 12 km;

“Roccapaspide”, 19 km; “Straziferdinando”, 14 km; “La Scalata del Vesuvio”, 13 km, “La Notturna Stabiese”, 11 km… E si potrebbe ancora continuare, se la memoria sorreggesse lo scrivente… Quindi, la strada serviva da corollario al podista abituale, non come automatica preparazione per una gara di 10 km; che poi in realtà non esiste. Se infatti si fa’ caso, nelle specialità olimpiche… i 10.000 metri sono riconosciuti solo su pista. Anzi, le uniche gare su strada riconosciute dal CIO sono la maratona e la marcia.

Ripetiamolo… Sarà per questo che il livello si è abbassato? Forse, a furia di partecipare alla garetta domenicale di 10 km, ci stiamo illudendo che pratichiamo atletica leggera a tutti gli effetti, mentre in realtà pochissimi podisti si sono cimentati in qualche gara su pista, occasione e luogo di esperienze fondamentali nella costruzione dell’atleta. E poi, giova ricordarlo, su pista non ci sono soltanto i 10.000 metri…, per correre e fare sport.

Intanto, questi 25 giri di pista sono là, fermi, immutabili… E sono tanti… La pista dello stadio… Osserviamola. Essa sembra che aspetti la nostra voglia di confrontarci con noi stessi, che poi è la cifra precisa del nostro reale valore podistico, la nostra paura e la nostra soddisfazione di sapere veramente chi siamo.

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