Richiesta di uniformità negli sport

In questi giorni… ci si “dibatte” molto nel “dibattito”… su come riprendere l’attività podistica in base alle doverose cautele da mettere in campo a motivo del contrasto al contagio, ancora in essere purtroppo, del coronavirus. Le ultimissime misure introdotte dal protocollo Fidal che consentono una riaperture delle gare, specialmente per quelle che riguardano strada, trail e montagna, non convincono del tutto però gli appassionati. Già la timida riaperture delle gare su pista avevano sollevate alcune forti perplessità, ma ci si era rassegnati ad un paziente silenzio, convinti come si è che nella vita pratica di tutti i giorni esistono ben altri problemi. E poi perché, tutto sommato, ci si era soffermati sul significato etimologico della parola sport, che deriva da diporto, cioè divertimento… Ci si era detti che forse era il caso di indugiare nell’espressione di un giudizio, vista la mole di problemi che ancora attanagliano la nostra società.

Però, l’ultimo protocollo Fidal che consente lo svolgimento delle gare su strada, a patto che si rispettino determinate condizioni, ci ha fatto letteralmente sobbalzare sulla sedia… Citiamo a caso, a memoria, sperando di sbagliare… Ma cominciamo da quelle misure che ci piacciono… Per evitare assembramenti, le iscrizioni saranno on line (previa autocertificazione di negatività al Covid), con i pettorali recapitati direttamente al domicilio dell’iscritto. Bene. A parte il fatto che bisognerà pure recarsi in automobile in un determinato luogo nei pressi della partenza, per cui una qualche forma di assembramento si dovrà, e si potrà, pur verificare… Ma passiamo oltre. Le partenze saranno contingentate; non si capisce molto bene, a gruppi di 10 atleti, dopo quanti minuti, forse 10… Sembra uno scherzo. Così come quell’obbligo di indossare la mascherina per i primi 500 metri, salvo poi rimettersela in vista del traguardo. Ah sì? E mentre si corre, dove la si mette, la mascherina? Al polso, al collo, in una tasca dei pantaloncini? E quando la si indossa in vista del traguardo (verosimilmente per evitare contagi con i giudici di arrivo, visto che i ristori, anche quelli intermedi, sono aboliti…), in quali condizioni “termiche” sarà ridotta la nostra mascherina? Ma non si era sancito, ufficialmente e medicalmente, che l’uso della mascherina è altamente dannosa nell’espletamento della pratica sportiva? Insomma, un vero e proprio “pandemonio”… (visto che siamo in “pandemia”…).

Si obietterà che le misure Fidal privilegiano la sicurezza. Giusto. Ma allora si dovrebbe uniformare lo sport in generale, in base a queste misure di sicurezza. Non troviamo analogo riscontro, ad esempio, nel calcio, dove 22 atleti si azzuffano (senza mascherine) per molti minuti, senza rispettare distanze, raduni e cose simili, invece discriminanti per i podisti. Lo si era visto già nei primissimi provvedimenti Fidal, dove si dava accesso alle gare su pista, visto l’esistenza delle corsie, ma solo per le gare di velocità…! Urge allora una richiesta di uniformità nello sport, che equipari tutte le discipline, nessuna esclusa, fatte salve tutte quelle misure preventive ed igieniche atte a scongiurare quanto più possibile il pericolo di trasmissione di questo maledetto virus.

In fondo, cara Fidal, i protocolli dovrebbero servire ad agevolare, in questo caso in sicurezza, lo svolgimento delle manifestazioni, non a contrastarle o a scoraggiarle. Basterebbe inoltrare al Coni una richiesta di uniformità per tutti gli sport. O no?     

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