Il controllo del passo

Continua a stupire, però mica tanto, Bruno De Maio, un podista che è tornato a gareggiare dopo circa vent’anni di assenza. Diciamo così, perché Bruno appartiene a quella schiera di podisti che si allenavano e gareggiavano alla “vecchia” maniera, quel modo d’intendere la corsa come rispettosa di certe dettami che un po’ oggi sembrano essere passati di moda. Uno di questi dettami, di queste regole costitutive dell’allenarsi adeguatamente, era il cosiddetto “controllo del passo”, quel modo di essere in grado (ben inteso, dopo molti allenamenti mirati) di impostare l’eventuale gara in base alle proprie esigenze e volontà, indipendentemente dal contesto o dai contesti della manifestazione a cui s’intendeva  partecipare.

La riprova l’abbiamo avuta oggi, mercoledì 8 dicembre, alla “Run Avellino”, gara di 10 km, divisa in 3 giri, di cui i primi 2 di uguale metraggio. Ecco, abbiamo detto, mercoledì. Bruno ha impostato la sua gara ad un ritmo tutto sommato di corsa media, avendo gareggiato la domenica precedente in quel di Saviano, sempre per 10 km con l’aggravante di aver corso per buona parte del tragitto sotto una pioggia davvero torrenziale. Si trattava dunque di “controllare” il passo, per l’inevitabile accumulo di tossine nei muscoli che non si era riusciti a smaltire in così poco tempo a disposizione. Si potrebbe aggiungere…, come volevasi dimostrare nei manuali di corsa e nelle esperienze dei singoli podisti di una volta… Così, mentre a Saviano il nostro Bruno correva in 37’, ad Avellino occorreva che corresse un po’ al di sopra, corsa media appunto, diciamo di un paio di minuti. Infatti, ad Avellino ha fatto registrare i suoi bei 39’…

Ma quello che conforta appieno, oltreché Bruno anche tutta la schiera dei “vecchi podisti” è il passo che ha fatto registrare nei primi due giri costituiti, ricordiamolo, da uguale metraggio. Mentre nel primo ha corso in 14’ e 22”, nel secondo lo ha fatto in 14’ e 23”, ad appena un secondo di differenza…! Ditemi voi se questo non è il controllo del passo, se questa non è capacità di allenarsi bene, rispettando i canoni generali e specifici della corsa che ineriscono soprattutto la gradualità di qualsiasi preparazione.

In definitiva, se si rispettano tutte le tappe di una crescita podistica, vengono fuori queste corse, fatte di esperienza e di umiltà nell’allenarsi con serietà e costanza. Anche a distanza di vent’anni!

 

 

 

 

 

 

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