Intervista ad Annamaria Capasso

(Una podista già famosa, ma che diventerà importante)

 

 

Stamattina intervistiamo Annamaria Capasso, una podista emergente del podismo campano. Eccola, ci viene incontro con il suo solito e accattivante sorriso.

Sappiamo, da FB, che sei nata il giorno 1 maggio 1971. Però, non sappiamo dove.

La so! La so! Come prima domanda, me l’aspettavo più difficile…! Scherzo, naturalmente, perché sono molto contenta e riconoscente per questa intervista. Lo ritengo un gesto che attesta una notevole stima e simpatia nei miei riguardi, che ricambio molto, molto volentieri.

Sono nata a Napoli.

 Nel podismo campano ti sei subito posta all’attenzione generale, divenendone una tra le più forti rappresentanti. Ma quando hai cominciato a correre, e perché?

Mi sono cimentata per la prima volta alla gara di Cercola, nel maggio del 2015, portandola a termine nel tempo di 59’. Ero partita con l’intenzione di fare quattro passi con la mia vicina di casa. La gara si rivelò piuttosto dura, anche per la presenza di alcune salite, che io conoscevo, essendo del luogo; però, fatte in macchina è una cosa, a piedi… tutta un’altra cosa…, come ebbi modo di sperimentare. Comunque, sia io che la mia amica ci divertimmo tantissimo.

 Ogni podista, specialmente se donna, deve fare collimare con la corsa tutto il resto delle sue attività. Come organizzi la tua giornata tipo?

Essenzialmente, corro la mattina presto. In questo modo non sottraggo spazio alla famiglia, al lavoro (sono impegnata con la Avon) e alla casa. Agli inizi, avvertivo un po’ di stanchezza. Ma mi sono subito abituata e adesso non potrei vivere diversamente: quante belle aurore mi sono persa nel passato!

Correre significa anche imparare a conoscersi meglio, come sicuramente ti ha più volte ripetuto il tuo coach Franco Manna: limiti, caratteristiche, potenzialità. Per quale gara ti senti maggiormente portata?

Credo che la gara che meglio si addica alle mie potenzialità sia, al momento, la 21 km. Come mi dice Franco Manna, l’atleta giovane è veloce, quello degli “anta” è resistente. E infatti mi trovo più a mio agio in una gara, come la 21 km, non proprio corta e quindi veloce. Durante la 21 km, ho modo di gestire con più calma, e di distribuire con maggior raziocinio, le mie energie.

L’esperienza della tua prima maratona, che noi abbiamo seguito con grande simpatia, e che hai concluso con un tempo rispettabilissimo, ti avrà sicuramente insegnato tanto. Racconta.

La mia prima esperienza sulla maratona è stata la… preparazione alla maratona! Tanti allenamenti specifici (lunghi, corse medie, progressivi, gare preparatorie), impegnano non solo fisicamente, ma anche (e forse soprattutto) psicologicamente. A tal punto che correre la maratona diventa quasi una liberazione. Correrla poi, la maratona, è un’esperienza che non si può condensare in poche parole: troppo bella, troppo sofferta, troppo spietata con te stessa, perché, in un certo senso, ti “mette a nudo”, ti fa’ stare di fronte a te stessa con assoluta sincerità. E così ti accorgi di quanto sei debole, e così ti accorgi di quanto sei forte! Insomma, correre la maratona è una sensazione unica e indescrivibile, specialmente quando si taglia il traguardo e gli occhi si riempiono di gioia.

Un podista ha sempre a che fare col tempo, non soltanto con quello cronometrico: il passato, per riflettere su quanto fatto; il presente, per verificare mediante gli opportuni allenamenti l’andamento complessivo; il futuro, per porsi nuovi obiettivi. Ecco, qual è la tua prospettiva futura?

Vorrei poter correre la maratona in 3h e 35’; la 21 km, in 1h e 35’; la 10 km, in 42’. 

Nella 10 km, in particolare, vorrei provare l’ebbrezza di salire sul podio tra le prime tre.

Hai già conosciuto abbastanza l’ambiente podistico campano, situazioni e personaggi.

Spesso succede, a chi è da molti anni in un settore, che si resti attaccati alle solite e rassicuranti condizioni alle quali si è abituati, e che si diffidi di eventuali novità. Ma chi è nuovo di un ambiente è potenzialmente in grado di apportare novità positive, proprio perché non è rinchiuso in vecchi e forse superati schemi mentali. In altre parole, cosa pensi che andrebbe migliorato nell’ambiente podistico campano?

Forse, noi nuovi atleti che ci affacciamo sul mondo del podismo, siamo molto più esigenti di quelli che corrono da anni. Vogliamo indumenti tecnici, scarpe adatte, gare bene organizzate, con classifiche in tempo reale e con pacchi gare  e premi consistenti, visibilità, eccetera eccetera. Prima, da quello che mi sembra di capire, i podisti correvano solo con l’entusiasmo, l’impegno e il sacrificio. Forse, per questo erano più forti e, vorrei dire, più buoni, come il mio coach, ad esempio, e i suoi amici più anziani.

Ciao, Annamaria, grazie per l’intervista. Ora che la cosa è stata fatta, possiamo anche confidartelo: gli obiettivi che ti sei posta, li vali già ora. Quindi, quanto prima i tuoi sogni si realizzeranno. Parola di podisticamente.it!

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