Sono la svogliatezza di Paolo

Paolo ha un altro problema: si sente svogliato e non ha più quella grande voglia di correre al mattino, quella che, appena si svegliava, gli faceva subito pensare di indossare l’occorrente per uscire ad allenarsi. Prima di questo periodo, avvertiva dentro di sé come un fremito, che era un miscuglio di provare quel tipo di scarpette, fare quel certo tipo di allenamento in previsione di quella determinata gara, incontrare soprattutto gli amici e divertirsi come un matto. Da qualche giorno, non è più così. Come mai?

Non c’è una sola causa, come gli dicono un po’ tutti (tutti coloro che non sono podisti, però), perché sono svariati i motivi che hanno potuto indurre lo stato di apatia in Paolo; questi sono:

  • Superallenamento (eccessivi carichi di lavoro);
  • Carenza alimentare (mancanza di un qualche alimento in particolare);
  • Stanchezza dovuta a mancanza di giornate di riposo effettivo;
  • Ripresa non graduale dopo un infortunio;
  • Mancanza delle fasi di riscaldamento e defaticamento negli allenamenti;
  • Allenamenti impegnati in giorni consecutivi;
  • Mancanza della corsa lenta rigenerante.

Ora, Paolo dovrebbe farsi un esame di coscienza e andare alla ricerca della causa principale del suo stato di svogliatezza, che di per sé è un cattivo segnale: qualcosa non è andato bene. E forse più di un qualcosa., perché spesso nello stato psicofisico del podista influiscono contemporaneamente più fattori, per così dire, correlati fra loro. Ad esempio, un allenamento corso sempre a ritmo sostenuto porta alla stanchezza, così come la mancanza della corsa lenta rigenerante. Ma vediamo nel dettaglio i “fattori di rischio” prima elencati:

  • Gli eccessivi carichi di lavoro che portano il fisico, o una qualche parte di esso, a stress sono veramente micidiali e in più subdoli; possono essere latenti per molto tempo per poi lasciare implacabilmente il segno. I rimedi sono ovviamente riferibili a qualche giorno di riposo, correre per meno chilometri rispetto alla norma e variare i percorsi;
  • A volte può essere una carenza di un minerale in particolare, ad esempio il ferro, per altro in un periodo dell’anno con mesi a temperature elevate che favoriscono la sudorazione. Ma se persistono stanchezza e perfino mal di testa, allora un’accurata analisi del sangue diventa assolutamente indispensabile, anche per scongiurare la possibile esistenza di malanni più gravi;
  • Quello del riposo è questione molto trascurata. Il buon podista, quando riposa, deve per davvero “riposare”; cioè, in un certo senso, deve dimenticarsi della corsa. Il riposo dev’essere totale, come quando in inverno la natura sembra non essere viva.
  • Quando si riprende dopo un infortunio, la ripresa deve essere graduale, perché bisogna “riabituare” il corpo all’impegno, il che non può avvenire come se… nulla fosse accaduto. Si deve “aspettare e rispettare” il nostro corpo, che non è una macchinetta nella quale si mette un gettone, e via…;
  • Un allenamento, una corsa in genere, dovrebbe essere sempre costituita dalle tre fasi canoniche: riscaldamento, corsa, defaticamento. Le cose brusche, in tutti i campi, vanno evitate, a maggior ragione nell’ambito podistico. Saltare una delle fasi, oppure praticarla in un modo superficiale, può portare a scompensi di rendimento. Ad esempio, un riscaldamento per così dire affrettato, consuma anzitempo le energie che si volevano impegnare nella corsa vera e propria, perché l’organismo ha iniziato a utilizzarle già durante la fase del riscaldamento. E’ come se ci recassimo al mercato e cominciassimo fin dalle prime bancarelle a spendere il nostro capitale a disposizione: ci troveremmo nel bel mezzo del mercato senza più risorse;
  • L’ideale, per il buon podista, sarebbe sempre alternare un giorno di corsa lenta ad un altro di corsa impegnata: corsa media, progressivo, ripetute, lungo, eccetera. Non deve trarre in inganno il sentirsi in piena forma e nemmeno il ricordo di quelle volte che s’è fatto qualche cosa del genere ed era andato tutto bene. Probabilmente, la precedente esperienza è stata fatta in condizione di freschezza, anagrafica o podistica, che raramente si riscontra ed è quindi consigliabile che la si… dimentichi, onde evitare spiacevoli conseguenze;
  • L’ultimo punto è contenuto nei precedenti, ma qui si vuole rimarcare una questione ancora non affrontata, pur essendo essa molto importante per la pratica podistica. Insistere con la corsa lenta, rigenerante, non significa soltanto far recuperare bene il nostro corpo rispetto agli accumuli di fatica, ma rappresenta soprattutto una incredibile e insostituibile occasione di migliorare lo stile di corsa. E’ un fatto universalmente riconosciuto che lo stile di corsa ne migliora l’efficienza, ciò significa che a parità di energie impegnate nella corsa, se si mantiene uno stile di corsa corretto, si va’ più veloce. E il mezzo per ottenere questo risultato, abituare il corpo alla corretta postura, al corretto gesto, è la corsa lenta, perché con essa il podista ha tutto il tempo e l’opportunità di controllare il tipo di corsa che sta effettuando. Cosa che non può fare bene, evidentemente, quando si sottopone a dei tipi di corsa più veloce e impegnata, dove l’attenzione è maggiormente rivolta ad altri aspetti della corsa, quali il tempo effettuato e la distanza percorsa.

E’ tutto chiaro, Paolo? E’ tutto chiaro, podista abituale, allegro e simpaticone, che vuoi correre foss’anche solo per divertirti e star bene fisicamente? Il divertimento sarà maggiore, se fai attenzione a quanto scitto. E sai che c’è di nuovo? Farai contenti anche i tuoi amici, che non ti vedranno tanto spesso fermo al box per sopravvenuta indisposizione!

 

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