Come andrà a finire? Lo scopriremo solo correndo

La realtà podistica è in continua evoluzione. Sembra che sia ferma, perché noi la guardiamo con gli occhi del presente, ma essa si muove, non segue il ritmo dei nostri pensieri, e aspetta e rispetta quello del cambiamento, del mutamento, notoriamente e proverbialmente più lento. Quello che ci sembra fermo e immutabile in verità sta già, in un certo modo e in un certo senso, cambiando. Così, avviene che certi problemi che affiorano, a volte duramente, nel contesto dell’attività podistica in senso generale, ci appaiono inesplicabili. Ma non ci resta che aspettare. Come andrà a finire quella questione, grande o piccola che sia? Nessun problema. Seraficamente, lo scopriremo solo correndo.

Ad esempio…

Nel mentre una volta ad una gara podistica partecipavano un 2-300 atleti, oggi si assiste ad una vera e propria… corsa alla conquista del pettorale. Vero è che sono, nel frattempo, trascorsi molti anni, almeno 20. E infatti, ricollegandoci all’accennata velocità del tempo rivolta prima a quello della nostra mente e poi a quella più ampia collettiva e sociale, dobbiamo convenire che qualcosa si è mosso. Però, restano per così dire sul tappeto alcune questioni minori (“minori” per modo di dire). Buona parte di questa aumentata richiesta di attività sportiva è un segnale positivo: la gente ha capito che lo sport fa’ bene, sia alla mente che al corpo. Forse, soprattutto al corpo, perché riduce l’incidenza delle malattie e contemporaneamente educa alla corretta alimentazione. Tutto bene? No, non tutto bene. Perché ad ogni crescita si verifica qualche stortura, qualche esagerazione. Lo registriamo ad esempio anche nella Convenzione Coni Fidal/Eps che regolarizza la promozione sportiva. Per meglio dire, non è la regola che non va’, che anzi è sacrosanta, non va’, in alcuni aspetti, la sua applicazione, che in effetti potrebbe andar meglio.

Fermo restando che detta Convenzione Coni è stipulata per fare chiarezza fra la Fidal e gli Eps, e che ci riesce, visto la comune esigenza della promozione sportiva, tuttavia gli articoli si prestano a suscitare alcuni interrogativi. Soprattutto, troviamo intrigrante l’art. 3.5, laddove si recita che alle manifestazioni aventi egida Fidal gli atleti Fidal debbano avere priorità rispetto agli atleti Eps, ma non viceversa… E’ possibile ravvisare, secondo noi, tracce di disparità di trattamento, comunque un’alea contraria alla promozione sportiva che, per analogia, non dovrebbe sussistere. E’ già accaduto, infatti, che nell’elaborazione digitale di qualche iscrizione gara avente egida Fidal gli atleti Eps abbiamo dovuto subire la precedenza di quelli tesserati Fidal, ma niente e nessuno, nemmeno la Convenzione stessa, per altro abbastanza meticolosa, prevede e garantisce medesima priorità per gli atleti tesserati Eps, ancorché iscritti in gara avente egida Eps.

Altri aspetti meriterebbero la nostra e la vostra attenzione podistica, ma non vogliamo indugiare su di un argomento sul quale forse ci manca la competenza specifica. Procurano infatti in noi un certo imbarazzo anche gli artt. 3.4 e 3.7, per quanto riguarda l’elargizione dei premi in denaro, permessi a Fidal e negati ad Eps. Tuttavia, mentre da un lato si attesta quanto certificato, si consente ancora l’elargizione in denaro sotto la forma (surrettizia?) dei rimborsi spese alle società. Meglio faremo, quindi, a restarcene alla finestra, e non per ignavia, ma solo per osservare con più attenzione questo fenomeno che noi pensiamo sia ancora in evoluzione e dal quale speriamo si possano trarre utili spunti per una crescita positiva dell’intero movimento. In definitiva, si tratta di “promozione sportiva”, cosa alla quale teniamo tantissimo, come chiunque abbia in animo l’amore per l’Atletica Leggera.

Ma come andrà a finire? Nel senso, quali sviluppi ci saranno? Lo scopriremo solo correndo….

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