L’alluce quando si corre

Ogni tanto bisogna ricordare alcuni particolari fondamentali della pratica podistica puntualmente trascurati. Uno di questi è l’alluce, il cosiddetto “ditone” del piede. A furia di correre e basta, cioè di preoccuparci (giustamente) di scarpette, di allenamenti, eccetera, tralasciamo di occuparci delle dita del piede e quindi del suo, vorremmo poter dire, “migliore esponente”… E non perché è il più grosso, o il più lungo, ma perché riveste un’importantissima funzione nella meccanica di corsa.

Vi siete mai chiesti, ad esempio, perché l’alluce è tanto difforme dalle altre dita? La risposta risiede nella configurazione anatomica dei nostri arti prensili, mani e piedi, che nell’evoluzione della specie che ci riguarda ha voluto fossero la presa per le mani e la corsa per i piedi. Infatti, il pollice e l’alluce, in un certo senso, si assomigliano, perché sono differenti rispetto ai… loro compagni… Il pollice agisce per afferrare e manipolare oggetti; l’alluce fornisce la base, insieme all’arco plantare, necessaria per effettuare la spinta che porta il corpo nella spinta ad andare avanti. Meccanicamente, senza questa “solida base di partenza”, l’essere umano non potrebbe aver sviluppato così bene la sua capacità e velocità di corsa. D’altro canto, è ovvio che tale forza fisiologica comporta una tensione delle sue componenti, alluce e arco plantare, visibile soprattutto nel tipico rialzo verso l’alto dell’alluce stesso, in contrapposizione alle altre dita, deputate principalmente a “raspare” il terreno nell’atto della spinta.

 

Ecco perché le scarpe podistiche, magari chi più chi meno, tendono a logorarsi nella parte finale della tomaia, chiamata “toe box”, proprio dal continuo impatto dell’alluce sul materiale di cui è composta. Le scarpe di una volta, diciamo fino alla fine degli anni 80, avevano un rinforzo alla tomaia esattamente in corrispondenza della parte finale della tomaia. Guarda un po’… Oggi, invece, che viviamo un’epoca di consumismo, si tende a trascurare questa caratteristica. Che lo facciano le case costruttrici e i rivenditori di scarpe, si può anche capire, Ma che lo facciano anche i podisti, questo dovrebbe generare un po’ di preoccupazione…. Non vi pare?

 

 

 

 

 

 

 

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