Seul 1988: la lezione di Bordin

Una vittoria olimpica ci regala sempre incredibili emozioni, soprattutto se ad ottenerla è un italiano, soprattutto se è alla maratona e soprattutto se è la prima volta! Figuriamoci come ci esaltammo, quando nel 1988, a Seul, in occasioni dei Giochi Olimpici, il nostro Gelindo Bordin ci fece questo splendido regalo. Fu tutta una vasta gamma di emozioni, di gioia indescrivibile, di pugni tirati nell’aria della stanza, di grida subumane… Eppure nel tempo, ci è rimasta anche un’immagine particolare, sicuramente secondaria, di quell’impresa… “impressa” nella nostra mente… E’ quella di quando Gelindo tagliò il traguardo e si chinò per baciare la pista. Quando fece per rialzarsi, tra il tripudio della gente che gli corse intorno, ebbe una notevole difficoltà, sembrando quasi che non si reggesse in piedi. Cos’era successo? E’ l’argomento di questo breve articolo.

Quando un podista corre, non importa se forte o piano, e interrompe bruscamente il suo incedere, fa’ poi fatica a riprendere il gesto. Non ci si deve mai fermarsi di botto, mentre si corre. Il nostro organismo, quando è in funzione, in pieno movimento, ci fornisce le energie necessarie per lo scopo e per le quali noi lo abbiamo allenato. Ma se all’improvviso noi gli blocchiamo l’input dello sforzo, non avviene quel graduale e progressivo rallentamento necessario per preparare il nostro organismo all’arresto. Di conseguenza, avviene che il corpo, nel fermarsi, si blocca completamente; e se lo si stimola a muoversi un’altra volta, non importa se in maniera forte o lenta, non riesce con facilità a… rispondere ai comandi. E’ un po’ come quando ci svegliamo al mattino…

 

Quindi, in gara o in allenamento, mai fermarsi di botto e poi cercare di riprendere. Lo dicevo ad un amico l’altro giorno, a proposito del bere ad una fontanella sulla strada in occasione di qualche lungo che deve fare per preparare una maratona. Si può fare, certo, bere e fermarsi qualche istante, ma poi si fa’ una bella fatica a riprendere a correre, sia pure gradualmente a riprendere il ritmo che si stava mantenendo. L’unica eccezione, secondo noi, è quella rappresentata dalla corsa in salita, sia in gara che in allenamento. In questa occasione, a volte, è veramente necessario fermarsi. Ma poi lo stesso percorso della salita impegnerà il nostro organismo in una certa superiore richiesta di energie, evitandogli in questo modo gli stessi effetti della corsa sul piano.

Insomma, la maratona insegna sempre qualcosa, così come… i maratoneti. Grazie, Bordin…!

                                                                                                                                        

 

 

 

 

 

 

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