Lo stimolo giusto

Cosa spinge un essere umano a correre è risaputo: fretta, stress, stile di vita moderno, eccetera. Ma cosa spinge una persona a correre e a diventare podista, è più articolato… In gergo podistico si chiama “motivazione”, la molla che spinge ad intraprendere questa attività sportiva. La motivazione è sempre altamente soggettiva e può dividersi in “implicita” ed “esplicita”. La prima, risiede dentro il singolo soggetto e può variare moltissimo, spingendo l’interessato a correre fino alla fine dei suoi giorni, o fino a quando le forze (e le gambe…) lo sorreggono. La seconda, si verifica quando un avvenimento esterno produce un reazione necessaria al… movimento molto più veloce della semplice camminata…, ma che è destinata ad esaurirsi in un arco temporale più ristretto.

L’ideale sarebbe che lo stimolo giusto fosse sempre causato da una motivazione implicita, cioè che la molla che faccia scattare l’interesse per la corsa fosse in realtà causata da un’esigenza interiore, la percezione di un bisogno personale, anche indotto da una certa formazione pedagogica. Così, si sarà costruito il podista “giusto”, quello che corre per la corsa…, per stare bene sia dal punto di vista fisico che mentale. Detto tra parentesi, quello che sta bene con sé stesso e che poi inevitabilmente sta bene anche con gli altri…

Dubitiamo che l’altra motivazione, quella “esplicita”, possa essere eletta a preferita, in ambito podistico. Essa sorge infatti improvvisamente e altrettanto improvvisamente potrebbe esaurire la sua carica, la sua necessità di azione. Sarebbe come il classico fuoco di paglia, che brucia in poco tempo tutta la sua capacità “ignifuga”…, proprio per questa sua grande voglia e impeto di realizzazione. Non a caso si dice… “bruciare le tappe”…, in contrapposizione a un percorso organico, che preveda un ottenimento degli obiettivi formativi improntato ad una certa gradualità e capacità di assimilazione.

Quindi lo stimolo giusto, quello che costruisce il vero podista, quello che lo fa’ durare tutta una vita, nella realizzazione di sé e dello stare con gli altri, è da ricercarsi in una motivazione implicita sorretta da un’impalcatura sociale sovrastante che solo la Scuola in senso lato può dare.

 

 

 

 

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