Antonio Formisano nei miei ricordi

Conobbi Antonio Formisano tramite suo fratello Mimmo, col quale intrattenevo rapporti “ciclistici e calcistici”, fin da quando lo vidi arrivare al negozio in una fiammante bici metallizzata. A quella vista, mi venne l’idea di acquistare una bici da corsa (ne avevo una, ma di “ripiego”…) e di dirglielo. Finimmo così, come avviene in questi casi, a parlare nei pressi del negozio delle nostre imprese sportive, alle quali si erano aggiunte, per l’appunto, anche quelle calcistiche. In una di queste nostre conversazioni, dove io rimproveravo Mimmo di non correre in modo dinamico come me, si avvicinò Antonio che mi disse:

“Ma pecché, tu curr’?”

Venni così a sapere che Antonio era un podista, ed anche piuttosto bravo, come mi confermava Mimmo. E dovevo essere vero, perché Antonio subito mi sfidò a correre per un 10 km; chi avrebbe perso, avrebbe pagato la canonica pizza per tutti e tre. Esitai. Antonio era anziano, ma alto e asciutto… Pensai che 10 km fossero tanti, che sul breve, poniamo 3-4, forse anche 5 km, la mia giovane età poteva “sopperire” alla inevitabile mancanza di esperienza. Ma poi? Nell’incertezza delle mie capacità podistiche, declinai… l’offerta, però gli promisi che sarei diventato podista, dal momento che comunque seguivo con molto interesse le gare di Atletica e che avevo in passato già partecipato a qualche gara (durante il servizio militare).

Neanche a farlo apposta, un anno dopo questa conversazione, 1985, ad Ercolano si organizzò una corsa, denominata “I 3 Comuni”, di 12 km. Vi partecipai praticamente senza allenamento, fatto salva una settimana di corsette intorno casa, senza sapere cosa facessi di preciso…, un’oretta, giusto per muovermi, sudare e coprire una distanza molto più lunga dei 5/6 km oltre i quali io pensavo di poter trovare il mio personalissimo “muro”. Sta di fatto che io corsi, con molto affanno, in 55’ e 36” e che quando riferii il mio tempo ad Antonio, lo trovai dispiaciuto del suo, commentandolo con un mesto, come se lo dicesse a se stesso:

“Aggia fatt’ 52’… Comme maje…”

Fu Antonio a presentarmi Colantuono, al quale io dissi di volermi iscrivere con l’Erco-Sport. Ero tornato da poco (1993) dalla mia permanenza a Milano, dove avevo partecipato a diverse gare. Da quel momento, presi più a frequentare il retrobottega del negozio, che… la sua vetrina… Antonio era freddoloso e se ne stava in una “celletta”, protetto da una tendina del negozio e quasi seduto su di una stufetta. M’intrattenevo volentieri a parlare con lui: ormai ero podista, non più ciclista o calciatore… Antonio, dietro la sua scorza ruvida, era un buono; ed era contento di stare a parlare con me, anche di argomenti non podistici. Partecipammo insieme a qualche gara, ma su di lui gli anni cominciavano a pesare: erano veramente tanti. Conservo ancora qualche videocassetta, dove si vede il suo passo, lineare e corretto, che lasciava chiaramente ad intendere che in passato era stato molto più veloce.

Antonio mi prese a ben volere. Volle regalarmi… “per forza”…, nonostante le mie proteste, una giacca, lui diceva, per… la scuola; e in un’altra occasione dei pantaloni estivi bianchi, perché una volta gli confidai che li preferivo a quelli di altri colori…

Negli ultimi tempi, anche se i nostri rapporti si erano un po’ “raffreddati”, lo vedevo “catturare” i raggi del sole (l’ho già detto, era freddoloso…) nei pressi della panchina dove venne posta la statua di Padre Pio. Ed io ho sempre pensato che fu tra i promotori di quella iniziativa…

L’altra volta…, alla seconda edizione della “Corri Ercolano”, presenziata dalla figlia Colomba…, mi è sembrato di vederlo tra la folla….

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