Parliamo di tattica di gara
Una cosa che differenzia le gare di velocità da quelle del mezzofondo e oltre, è la tattica di gara, totalmente assente nelle prime, molto importante nelle seconde. Mentre nella velocità bisogna fare leva sul dato personale per così dire “interno”, nelle gare dal mezzofondo e oltre entra in gioco la componente “esterna” costituita dalla presenza degli avversari con i quali bisogna confrontarsi. Spesso, però, la tattica di gara è sottovalutata, specialmente nelle gare di fondo, per una sorta di “mancanza di contatto” derivante dal ritmo differente dei podisti impegnati in gara, molti dei quali, consapevoli delle loro condizioni, o dei loro limiti se volete, corrono in maniera “isolata”, badando unicamente alle sensazioni personali. Una forma di rivalutazione della tattica di gara ci appare per tanto necessaria, soprattutto per rimarcare l’importanza di una componente essenziale nella sfera dell’allenamento podistico rivolto alla preparazione mentale.
Nelle gare su pista, specialmente in quelle del mezzofondo, la tattica di gara comincia già alla partenza. Non si deve partire in testa, ma neanche in fondo. Di solito, in testa corre il podista che può facilmente definirsi “lepre”, cioè che brucia molte energie durante la gara, perché “tira troppo”, per poi venire meno nel momento cruciale della corsa, quando occorre cambiare il ritmo in maniera decisa. Nel contempo, non si deve nemmeno correre in fondo al gruppo, poiché è sempre possibile che il “treno” si spezzi in più tronconi e poi risalire le posizioni costringe ad un dispendio energetico difficilmente assimilabile. La posizione migliore da prendere sembra essere la terza. Nemmeno la seconda è consigliabile, perché se la “lepre” cede di schianto, si è costretti a tenere l’andatura e a risultare “scoperti”. Meglio quindi la terza posizione: si sta abbastanza avanti, ma non troppo, e poi non ci si deve allargare di molto in dirittura di arrivo.
Un altro aspetto da tenere sempre bene in mente è il ritmo, in particolar modo nelle gare più lunghe. In questo tipo di gare, se si arriva in un gruppettino, statene sicuri, vince chi ha lo spunto veloce. Ora, se si ha coscienza di possederlo, allora va’ bene farsi “portare” fino agli ultimi metri; altrimenti si deve giocoforza insistere fin dalla partenza nel cercare d’imprimere alla gara un ritmo abbastanza forsennato, in modo da fiaccare le resistenze degli atleti dotati di uno spunto finale veloce. Non è detto che la cosa debba necessariamente riuscire, anzi. Comunque in atletica, lo sappiamo molto bene, vince chi è più forte, o perché si ha una “macchina” più potente, o perché si è allenato meglio. Questa cosa del ritmo elevato comunque, può essere utile nel tipo di gara a cui si partecipa per conseguire un rilievo cronometrico importante: i “secondi” che si guadagnano in un finale veloce, non saranno mai equivalenti ai “minuti” che si guadagnano conducendo una gara ad un ritmo elevato.
La tattica di gara va’ però allenata; è sempre meglio essere preparati ad ogni evenienza: se ci si trova al cospetto di podisti notoriamente “veloci”, oppure in compagnia di altri proverbialmente “passisti”. D’altronde, con la miriade di gare che si effettuano in tutti i periodi dell’anno ci si conosce in maniera approfondita. Quali sono gli allenamenti che possono aiutare? Ovviamente, per la velocità, di base e di norma, le ripetute; ma i corti veloci, il fartlek e l’interval training sono più indirizzati al brusco cambiamento di ritmo, che può servire non soltanto nel finale, ma anche se si vuole “scrollare di dosso” un avversario incomodo. Mentre per assicurarsi una condotta di gara ad un certo ritmo, molto sostenuto, quasi a livello della corsa veloce massimale, la corsa media in un certo qual modo estremizzata, fatta al 90% circa delle proprie potenzialità, dovrebbe garantire una sufficiente sicurezza.