Non si diventa campione italiano tutti i giorni…

Siamo riusciti a scuotere Francesco Diana e ad “estorcergli” il resoconto della sua ultima impresa: la conquista del titolo italiano alla maratona di Verona. Secondo noi, riservato com’è, non aveva riferito la novità con la doverosa fierezza, quasi che avesse fatto il primo di categoria in una delle sue solite garette domenicali… Ma… “non si diventa campione italiano tutti i giorni”… e l’avvenimento merita un certo risalto, che nella nostra modesta possibilità vogliamo dare, anche per sottolineare l’amicizia che ci lega da sempre a Francesco Diana.

Maratona di Verona, 19/11/2017

Campionato italiano assoluto e campionato italiano master

La mia maratona con real time 3h28’49”

“Ho intrapreso questa nuova avventura con animo sereno, pur sapendo di confrontarmi con altri della mia categoria master sm70 per la conquista del titolo italiano.

L’ho corsa in tutta tranquillità e senza velleità alcuna; l’ho corsa con l’unico obiettivo di confrontarmi solo con me stesso, con il mio passo e il mio respiro.

La preparazione per questa maratona, che è durata tre mesi a fare inizio da metà agosto, l’ho fatta tutta da solo non avendo trovato nessuno che mi facesse compagnia in questa preparazione o in parte di essa.

Il maratoneta (non il finiscer) sa che con una preparazione approssimativa pagherà il conto al momento giusto nello scorrere dei suoi chilometri.

Prepararsi da solo e correre alle 5,30 del mattino i lunghissimi su strade, a volte poco illuminate, ci vuole una volontà ferrea.

Ho corso da solo 30 km – 36 km e spezzettato l’ultimo lunghissimo di 38 km, per averlo abiurato nella settimana in cui era programmato, in 15 km corsi alle 4,30 del mattino a Napoli e 25 km in gara a Valle di Maddaloni.

No, non sono un pazzo,ma la corteccia del maratoneta si rinforza anche in questo modus operandi.

Nel mio correre in solitudine mi appagavano gli sguardi e i sorrisi di amici podisti che incontravo nel verso contrario al mio.

VERONA, percorso piacevole e abbastanza regolare, tranne gli ultimi 3 km nel suo centro con il continuo girare per le strade della città con il fondo stradale di cubetti di porfido. Questi ultimi chilometri hanno messo a dura prova le giunture delle mie ginocchia, facendomi rallentare e perdere tempo prezioso.

Dopo l’arrivo tra ali di persone incitanti e dopo il dovuto ristoro (sono stato capace di bere quattro bicchieri di coca cola, io che non ne bevo mai) e il successivo cambio d’abito ho cercato di notare l’affissione della classifica da qualche parte, attesa in tutta serenità e tranquillità.

Vedo delle persone incamminarsi verso un gazebo e decido di seguirle; la classifica è affissa su di esso. Scorro i nominativi del mio simile tempo e trovo il mio nome con il risultato 1° di categoria.

Il titolo di campione italiano è conquistato.

Mi allontano quasi incredulo e telefono al presidente della mia società e a qualche amico per comunicare la notizia. Al telefono non riesco ad avere la voce ferma, mi sento emozionato ed una lacrima mi scorre sul viso.”

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