Sandro Donati: è tutto oro ciò che riluce?
Non è vero, come qualcuno sostiene, che su face book tutto passa veloce e senza seguito, che mancando una sostanziale interlocuzione, ogni argomento, o perché frivolo o perché istantaneo, non ha ripercussioni. Ecco, noi per esempio… Siamo rimasti colpiti, non sbalorditi, dal video di Sandro Donati intitolato “E’ tutto oro ciò che riluce?”, incentrato sulla faccenda Bolt-Balco e sulla nemmeno tanto velata commistione atleti-doping, già discussa al convegno “L’inferno del doping”, che si tenne al Liceo Nitti, a Napoli, il giorno 1 giugno 2013.
La presenza e l’opera del dott. Sandro Donati la riteniamo preziosa e necessaria, in un panorama sportivo particolarmente e perennemente esposto ai pericoli dell’adulterazione dei risultati e delle coscienze. Per cui ci sembra di abbracciarlo nel mentre gli rivolgiamo qualche parola, se non altro di conforto, per le cattiverie che deve sopportare per il ruolo che si è dato, e anche di sprone, affinché continui la sua opera meritoria, che ci spinge ancora a credere nella possibilità che il mondo dello sport possa conservare qualche suo valore fondamentale e costitutivo.
Caro dottore…, uomo illustre e uomo di sport…, purtroppo il problema che lei indica, si deve ascrivere alla deriva del mondo contemporaneo, dove gli assurdi schemi del capitalismo sono asserviti alla loro drammatica e disperata risoluzione: l’arrivismo e la competizione. I valori di questa ideologia economica, che tartassa e calpesta i valori etici degli uomini, hanno ingenerato in tutti, e specialmente nei giovani, la falsa credenza che si debba essere così…, “competere per arrivare e arrivare per competere”. Conta solo questo e… qualsiasi cosa serve allo scopo.
D’altro canto, e non vuole essere una giustificazione, è… “impensabile pensare” che un atleta possa arrivare a certi risultati, che richiedono anni di “lavoro”, senza avere un sostegno di natura economica, leggi sponsor, alle spalle. Sponsor che poi sarebbe, a risultati avvenuti conseguiti e pubblicizzati, prontamente disponibile a remunerare. Quindi, il problema non si risolve, vietando o limitando l’opera degli sponsor, in un’epoca fortemente contrassegnata, in tutti i settori sociali, dalla loro presenza. Eventualmente, per scoraggiare gli atleti all’uso di
sostanze dopanti pur di arrivare al successo, forse sarebbe più opportuno applicare la radiazione a vita fin dal primo esito positivo del controllo a sorpresa. Questo più di tanti sermoni rivolti agli atleti, specialmente giovani, che sono soltanto parole privo di senso, perché non sorrette da un piano pedagogico nazionale, per altro anch’esso inevitabilmente inficiato dall’influenza del consenso politico che si ottiene soprattutto con i finanziamenti degli sponsor.
Caro dottore…, l’ostracismo che a lei riserva l’ambiente dello sport è secondo noi paragonabile, per certi versi, a quello stesso che è riservato nell’ambito della Chiesa cattolica a coloro che reclamano un intervento deciso contro la pedofilia nel clero. Essi sono visti come quelli che rappresentano il demonio, che vuole minare alla base la casa di Cristo, pur perseguendo chi negli atti la violenta e la deturpa. Meglio, sostengono le alte gerarchie ecclesiastiche, che il tutto si risolva “sotto traccia”, evitando i clamori che rovinano il buon nome della Chiesa, come il “Maglino” vorrebbe che accadesse.
Ci perdoni, caro dottor Donati, questo nostro piccolo intervento, fatto unicamente allo scopo di manifestarle l’ammirazione che abbiamo per la sua persona.
Un abbraccio sincero.