Correre insieme uomo donna

Per un podista, correre insieme a una podista, è una cosa molto frequente e del tutto naturale. D’altronde, un’ulteriore dimostrazione che il podismo è un veicolo di libertà è rappresentato proprio dal correre con podisti dell’altro sesso. Anche se a volte, quando si è in due a correre e si deve tenere un ritmo blando previsto da una certa tabella di allenamenti, c’è il rischio che a furia di parlare di svariati argomenti si possa scivolare in qualcosa di… particolarmente riservato. L’altro mese, per esempio, correndo con un’amica che bontà sua mi ritiene persona affidabile e competente, il discorso planò su alcune questioni tipicamente femminili che forse è il caso che io riferisca, a beneficio delle innumerevoli podiste che conosco e ammiro, sia per la loro valenza sportiva che per la delicatezza dei comportamenti.

L’amica podista mi chiedeva fino a che punto incida, sulla prestazione agonistica, il ciclo mensile. Le rispondevo che, come tutte le cose che accadono agli esseri umani, la questione deve tener conto della risposta soggettiva, ma che, in linea di massima, nelle donne si registra un lieve calo di ferro che può essere preventivamente ostacolato con qualche espediente alimentare. D’altro canto, e fatte le debite distinzioni, le ricordavo che Sara Simeoni, all’oro olimpico di Mosca del 1980, vi arrivò in questa precisa condizione, senza evidentemente risentirne più di tanto.

Ella poi proseguiva citandomi il caso di una sua amica (non podista) che per liberarsi della cellulite si era sottoposta a un intervento di liposuzione. Aveva fatto bene? Per quanto mi riguardava, aveva fatto una cosa abbastanza inutile. A prescindere dai rischi di un’operazione comunque invasiva, com’è quello della liposuzione, non è che la rimozione del grasso sia così connessa come sembra con la cellulite. In realtà, il grasso si riformerà ben presto, non essendosi modificato fisiologicamente l’accumulo dei metaboliti tossici negli spazi interstiziali. Meglio avrebbe fatto l’amica a cambiare il suo stile di vita, dedicarsi alla corsa (magari con lei) ed aspettare che il tempo e i km facessero la loro opera.

Altra domanda (l’allenamento da fare era piuttosto lungo…) ebbe ad argomento le donne di spettacolo che, sia pure abbastanza magre, lamentavano di soffrire di cellulite. Le feci una finta occhiataccia…, mostrandomi meravigliato che ancora non avesse capito quanto un disordine di orari e di alimenti possa stressare e confondere l’organismo, il quale si abbandona senza freni regolatori ad una vita… errabonda. Concludevo l’osservazione, ammonendola a non esagerare comunque con certe libertà solo perché podista. La corsa fa’ indubbiamente bene, ma non si deve praticarla per poi abbandonarsi a sregolatezze varie che alla fine portano subito il conto, che è salato e sa… tanto di cellulite. Anzi, l’amica mi confermava questa mia ultima osservazione, poiché qualche collega podista, anche più assidua di lei, nonostante macinasse più km di lei e per altro a velocità molto più sostenuta, tuttavia esibiva qualche cuscinetto di troppo. E infatti, conveniva, doveva trattarsi proprio di quello a cui io le accennavo. E giù, con nomi di attrici più o meno famose e di podiste più o meno forti, intanto che i chilometri passavano.

Meno male che l’allenamento si avviava alla conclusione, perché francamente l’ultima domanda, forse fattami in vista della fine della corsa come a sfruttare l’occasione della bella complicità che si era creata, mi mise in leggero imbarazzo: se un “ritardo” potesse significare qualcosa di rilevante dal punto di vita podistico. La risposta fu che non si dovrebbe mai dimenticare che siamo esseri umani e non robot e che alcune situazioni possono a volte non rispecchiare fedelmente le nostre aspettative. Fui forse ambiguo, o allusivo? Ebbi un istante di perplessità. Ma gli occhi dolci e buoni della mia amica mi rassicurarono: “A domani.”

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