Ad ogni scarpa il suo plantare

La scarpa è per il podista l’accessorio fondamentale senza alcun dubbio e si differenzia dalla calzatura diciamo “normale” per svariati dettagli fra i quali assume una particolare importanza il plantare. Si sarà notato la sua immancabilità presenza in ogni tipo di scarpa, a differenza di quella per la deambulazione, ove è presente solo in alcune consistenti patologie che ne raccomandano l’impiego. Questo perché le alterazioni della qualità del movimento del piede durante la corsa possono portare a situazioni da sovraccarico funzionale. Rispetto al semplice cittadino che cammina e basta, il piede del podista, ultimo anello della catena cinetica dell’arto inferiore, deve garantire confort, stabilità e i presupposti affinché non si abbiano ad avere ripercussioni negative circa talloniti, fasciti, eccetera eccetera. Ecco perché ogni scarpa podistica ha una soletta estraibile: deve offrire una valida superficie di alloggiamento per il plantare il quale deve evitare di essere sollecitato da spinte laterali in grado di modificarne l’assetto. La scarpa podistica cioè, deve essere solidale con la funzione svolta dal plantare, per meglio contenere e proteggere il piede.

Quindi, abbiamo il plantare nella scarpa. E possiamo dire, in linea teorica e pratica, che per ogni tipo di podista esiste un tipo di plantare. Le “caratteristiche posturali”, chiamiamole così e non “difetti” dei podisti, sono gli eccessi di pronazione o di supinazione, la dismetria delle gambe, il piede cavo, le tendiniti in atto, e via discorrendo, per cui il plantare sarà concepito a seconda dei singoli e specifici casi.

Analizziamoli, questi specifici casi, e valutiamone poi l’opportunità di dotare o meno la scarpa di un adeguato plantare:

  • Alluce valgo
  • Bandelletta ileo-tibiale
  • Dismetria degli arti inferiori
  • Eccesso di pronazione/supinazione
  • Fascite plantare
  • Instabilità della caviglia
  • Metatarsalgia
  • Periostite
  • Piede cavo
  • Tendinite achillea
  • Tendinite tibiale

In parole povere, il podista che avesse anche uno solo di questi problemi, farà bene a consultare il suo ortopedico di fiducia, per cercare di capire quale sia il plantare da “installare” nella scarpa, sia da allenamento che da gara. Egli non deve sottovalutare il dato incontrovertibile che la scarpa “macina” comunque dei chilometri i quali, tanti o pochi che siano, costituiscono sempre una sfida per i piedi e per tutte le articolazioni sovrastanti.

Peppino De Filippo direbbe: “… E ho detto tutto.”

 

 

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