Dalla Legge Bacchelli alla Legge Onesti
Riccardo Bacchelli era uno scrittore, uno dei massimi esponenti della narrativa italiana del 900, autore del memorabile affresco “Il mulino del Po”. Morì anziano e povero, tanto che i suoi amici invocarono un aiuto dello Stato per fronte alle sue ultime e penose necessità. Il fatto ebbe molta risonanza e divenne un vero caso nazionale: non si era mai verificato che una massa notevole di intellettuali e di popolazione si sollevasse a reclamare, per un cittadino italiano, emerito nel campo dell’arte, un particolare trattamento di sostegno economico, anche come riconoscimento ufficiale (non post mortem…) agli indubbi e acclarati meriti e prestigio portati all’Italia in tutto il mondo. Venne istituita la Legge Bacchelli.
I requisiti richiesti dalla Legge Bacchelli (L. 8 agosto 1985, n. 440) sono i seguenti:
- cittadinanza italiana;
- assenza di condanne penali;
- chiara fama e meriti acquisiti nel campo delle scienze, delle lettere, delle arti,
dell’economia, del lavoro, dello sport e del disimpegno di pubblici uffici o di
attività svolte;
- stato di necessità.
Della Legge Bacchelli ne hanno beneficiato, tra gli altri, scrittori (Gavino Ledda “Padre padrone”),
poeti (Ada Merini “Superba è la notte” ), attrici (Alida Valli “Il terzo uomo”), attori (Franco Citti, “Accattone”), cantanti (Joe Sentieri “Quando vien la sera”), cantautori (Umberto Bindi “Il nostro concerto”), pugili (Duilio Loi), sciatori (Zeno Colò), calciatori (Riccardo Carapellese).
Come si vede, nell’elenco ci sono anche ex atleti, ma fra di loro non c’è nemmeno un podista. Questo può significare solo una cosa: i podisti italiani che hanno dato lustro all’Italia nel mondo sono relativamente giovani e, comunque e per fortuna, non si trovano in condizioni di indigenza. Ma… ne siamo proprio sicuri? Che i grandi podisti italiani siano non anziani lo rileviamo dalle loro date di nascita. Alberto Cova, ad esempio, è nato nel 1958, quasi… un ragazzino (tra l’altro, lavora come formatore manageriale in un’azienda di Vimodrone). Però, c’è un caso a parte, Salvatore Antibo. Ve lo ricordate? Si ritirò, perché non poteva più continuare ad allenarsi a causa del suo “male oscuro”, cioè l’epilessia. Chi ha questo male non può essere lasciato solo e tutta la sua vita subisce un condizionamento, affettivo ed economico, molto considerevole. Quindi, il buon Antibo ha trascorso qualche anno difficile. La Legge Bacchelli esiste, ma tutto sommato non si rivolge erga omnes, ma solo a personalità eminenti che stiano vivendo la parte finale della loro esistenza.
Per fortuna, per bravura e per competenza, intervenne un analogo movimento di persone sportive qualificate, facenti capo a Mario Pescante (allora sottosegretario con delega allo sport) tramite la Legge Onesti (L. 15 aprile 2003, n. 86), provvedimento col quale si istituì “… un vitalizio da attribuire agli sportivi italiani che nel corso della loro carriera abbiano onorato la Patria e che versino in condizione di grave disagio economico.” Allorché il vitalizio venne attribuito a Salvatore Antibo (2009), ebbe a dichiarare Pescante: “La Legge Onesti è stata voluta dal CONI e rappresenta uno dei miei primi atti legislativi per avere lo stesso trattamento che la cultura ha con la Legge Bacchelli…”
Per finire, che dire di Giulio Onesti? Se Bacchelli fu un grande scrittore, Onesti fu un grande dirigente sportivo. La sua opera più bella? L’ideazione, nel 1968, dei Giochi della Gioventù!