I ragazzi in pandemia

Viviamo un momento veramente tragico, momento in cui si azzerano tutte le nostre convinzioni e convenzioni, le nostre abitudini, sia sociali che affettive. Siamo soprattutto nella paralizzante situazione di ritrovarci in un presente senza un futuro, o almeno in un futuro non ben delineato come mai anzi, non delineato per niente, in una desolante e dolorosa realtà a cui sfugge ogni riferimento al futuro e a cui non resta che ripiegare come mai in precedenza nel passato quale appunto fonte sicura. Da qui la riscoperta delle cose belle del passato che abbiamo vissuto, e che magari non apprezzavamo, e che si può felicemente sintetizzare nel famoso detto “stavamo meglio quando stavamo peggio”…

Sì, d’accordo, è così. Ma non per i ragazzi! Essi non hanno passato, ancora, e non possono come gli adulti riferirsi al passato, cioè alle cose viste e fatte in precedenza, a un paradigma regolativo di comportamenti al cospetto delle novità. Anche in Atletica Leggera, i loro piccoli e rari ricordi sbiadiscono facilmente nel confusionario e desolante presente. Anzi, nel presente, essi recepiscono tutto lo sconcerto degli adulti, la loro incredulità, e per certi aspetti impotenza, di fronte a questa avversità. Manca quindi ai ragazzi delle categorie giovanili l’affabile sicurezza degli adulti che li seguono.

Esiste il fondato pericolo che i ragazzi possano istintivamente rinchiusi in sé stessi, di maturare in modo inconsapevole una forma di rifiuto della realtà esterna, vista come portatrice di pericoli vero i quali non esiste protezione. In altre parole, c’è il pericolo che i ragazzi si creino un loro mondo interiore, dentro il quale vivere in sicurezza, sia pure una sicurezza tarpata dagli slanci tipici della giovinezza, come una corazza protettiva, ma in quanto corazza, dura e alienante. Tale condizione, però, spesso è possibile sfoci in intemperanza, in un’energica esplosione, in atti di violenza incontrollata, rivolta all’interno e all’esterno, nell’un caso con azioni autolesionistiche, testimonianze di sensi di colpa, e nell’altro caso nella ricerca di protezione in un gruppo, che può configurarsi come il desiderio di una ritrovata sicurezza mediante l’appartenenza al “branco”.

Cosa possono fare quei pochi ed eroici adulti che seguono i ragazzi nell’Atletica Leggera…? Già lo sanno e già lo fanno… E’ importantissima la loro presenza. La sola presenza è garanzia di sicurezza. Il rapporto che si instaura con la presenza contemporanea adulti-ragazzi è quel filo sottile ma forte che lega tutti alla realtà. Poi, ci sono le occasioni: allenamenti e gare. Non importa quanto siano ricorrenti, sia gli uni che le altre, importa che ci siano, che siano cioè  ben presenti nella mente dei ragazzi. In un certo senso, i ragazzi devono formarsi il passato, cominciare a costruirsi la vita coi sorrisi degli adulti, che li accompagnano nei loro esercizi fisici, nelle forme e nelle opportunità che si riusciranno a concretizzare.

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