Facciamo il defaticamento

Quando cominciai a correre sul serio, quando cioè cominciai a correre non più da solo ma in una squadra, ebbi tutta una serie di suggerimenti per migliorarmi, sia in gara e sia soprattutto in allenamento, che è la miglior base per prepararsi al fine di affrontare qualsiasi tipo di competizione. In particolare, ricordo che in una gara di cross, siamo agli inizi degli anni 90, vidi degli atleti che erano giunti nelle primissime posizioni di categoria ( si sa che le gare di cross si disputano differenziandosi per le partenze fra le varie categorie) togliersi la canotta ufficiale della squadra, indossare un’altra maglietta, e continuare a correre, anzi a corricchiare. Chiesi cosa diavolo stessero facendo. Mi fu risposto: “Come, non lo sai? Defaticamento…”

Cos’è il defaticamento? E’ la parte finale di una corsa, gara o allenamento che sia. In effetti, non si dovrebbe mai smettere di botto un esercizio fisico. Arrestarsi all’improvviso, subito dopo i minuti programmati di una corsa impegnata, oppure al di là della linea di un traguardo, è cosa altamente sbagliata e quindi sconsigliata. Bisogna sempre evitare il brusco e repentino cambiamento delle nostre condizioni organiche, prima ampiamente stressate e dopo assolutamente rilassate fino alla stasi. Il brusco rallentamento del battito cardiaco, ad esempio, può comportare uno stato di grave inadattabilità delle condizioni generali in base alla sopravvenuta situazione. Non solo. Le tossine depositate nei muscoli a causa dello sforzo sostenute, senza defaticamento, restano nel corpo, non vengono smaltite, e possono provocare seri danni, soprattutto crampi, nei giorni a seguire. Si può parlare di sbalzo organico, come per altri versi ci si allarma per lo sbalzo termico dell’organismo. Si deve sempre pensare al corpo come ad un motore di un’automobile che si prende dal garage. Non la si riporta in garage, ingranando la quarta…, ma al contrario riducendo via via la velocità, fino a fermarsi del tutto. Meglio sarebbe quindi, anzi, è altamente consigliabile, che sempre si faccia seguire la corsa intensa, gara o allenamento, da qualche minuto di corsa molto blanda, diciamo dai 5 ai 10 minuti. E chissà, forse, per i più precisi e professionali (quei simpatici podisti che sembrano maniaci ma che sono solo dei perfezionisti da prendere a modello), sarebbe preferibile effettuare qualche esercizio di stretching statico, attività che non andrebbe del tutto sottovalutata…

Insomma, molti podisti tendono a dimenticare che ogni corsa consta di tre parti indissolubili, e cioè “riscaldamento”, “corsa programmata” e “defaticamento”. Di queste tre “variabili” solo la seconda è veramente “variabile”, nel senso che la corsa può essere una gara, un allenamento progressivo, un allenamento di ripetute, eccetera eccetera. E che mentre il “riscaldamento” prepara alla corsa che si deve fare in quel determinato momento, il “defaticamento” consente il primo recupero affinché si possa fare in tutta tranquillità la corsa che si deve fare magari il giorno dopo.

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