Evoluzione del pettorale?

Ad avere in squadra atleti esperti e bravi, come nel caso di Bruno De Maio e di “Podisticamente”, c’è sempre da imparare… Quando meno te lo aspetti…, zac!, la novità.

Eravamo poco tempo fa alla partenza della gara di Salerno, quando notammo che il pettorale di Bruno, anzi, fu lui a farcelo notare, era indossato sui pantaloncini. “E’ più comodo”, ci disse. Lì per lì non ci facemmo soverchio caso, però la cosa si è ripetuta. Ed allora, abbiamo un po’ “rivisto” cosa dice il Regolamento Fidal al riguardo e “rivisto” quasi tutte le foto dei podisti impegnati nelle ultime gare del periodo… In effetti, ricordavamo bene. Caso 1: cosa dice il Regolamento Fidal. Dice (regola 153) che il pettorale deve essere ben visibile, pena la squalifica dell’atleta (a parte tutti gli altri particolari collegati). Caso 2: come applicano i pettorali i podisti impegnati nelle gare. Nella maggioranza dei casi, lo mettono abbastanza bene, più o meno al petto. Non a caso si chiama così, “pettorale”, proprio perché va’ posto al petto…; anche se, notiamo, che molti lo indossano all’altezza della pancia, probabilmente per rendere ben visibile la dicitura della loro squadra di appartenenza. Poco male, a parte se permettete la stupida battuta, fino a quando si deciderà di chiamare il pettorale “panciarale”…

Ma noi, curiosi come sempre, ci siamo posti la domanda: da dove nasce questa esigenza (Bruno diceva, e bisogna dargli credito, che è più comodo) o se vogliamo, moda? A quanto pare, tutto parte da un’esperienza di un nostro amico, nonché valentissimo campione, Marco Russo, il quale, impegnato in una gara negli Stati Uniti, subì lo stupore di tutti i concorrenti, perché lui era il solo ad indossare il pettorale sul petto…!

A questo punto, subentra la necessità dell’approfondimento… Siamo d’accordo con Bruno che a volte, specie nei mesi caldi, il pettorale è un peso ulteriore che trasportiamo; il sudore e l’acqua con la quale ci rinfreschiamo la testa e il collo è tutto peso che cade sulla canotta e quindi sul pettorale. Per non parlare poi della possibilità, sempre nei mesi torridi, di strizzare la canotta, dopo averla bagnata, per renderla più fresca sulla pelle; cosa che naturalmente è impedita nel caso del pettorale al petto. Insomma, indossare il pettorale sui pantaloncini è più agevole. Tra l’altro, si può dare maggiore visibilità, senza soverchi problemi, al logo della squadra; perché il podista si pone questo “problema”: lo metto qui, no, più sotto, no, di sbiego…

Pensiamo quindi che il pettorale sia in… via di evoluzione. Forse, in origine, si è chiamato pettorale e lo si è pensato così, perché nel petto c’è il cuore, quindi per l’appartenenza, sia a una nazione che a una squadra. Ma le cose nella vita, appunto, cambiano, si evolvono… E non ci resta che accettarle e farle proprie. Si chiama “imparare”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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