Un espediente per correre nonostante il gran caldo

Con l’inizio dell’estate, si ripropone il “caldo problema” dell’opportunità di correre o meno con una temperatura elevata unita a un insopportabile tasso di umidità, elementi che tutti i podisti conoscono benissimo quali gravosi impedimenti all’esercizio fisico. E’ chiaro che il problema si presenta per tutti gli sport, a parte il nuoto… E infatti molti podisti, giustamente, approfittano del periodo estivo, per diversificare il loro allenamento, sia per praticare un altro sport e sia per concedersi una qualche forma di pausa, allenandosi con minore costanza, magari facendolo nelle ore possibilmente più fresche. Esiste però una possibilità, non estendibile a tutti come cercheremo di spiegare, di correre ugualmente, anche in presenza di un caldo soffocante. Vogliamo esaminarla?

L’argomento trae spunto, come spesso ci succede, dall’esperienza.                                                                                                                                                                                                                      

7 dicembre 2003, maratona di Palermo, valevole come campionato nazionale di società. La mia squadra si era iscritta, poiché si trattava di difendere il titolo conquistato l’anno precedente. Però, come si può facilmente intuire, non tutti i componenti la squadra vi poterono partecipare; bisognava considerare la trasferta, le categorie, eccetera eccetera. Tuttavia, l’unità del gruppo era mantenuta, dal momento che la squadra venne iscritta per intero ad una gara organizzata da un nostro amico, il grande Peppe D’Aponte, l’8 di dicembre, gara dell’Immacolata, alla quale non rinunciavamo per nessun motivo. Certo, era difficile pensare che il giorno dopo di una maratona noi si potesse gareggiare, invece di fare un po’ di scarico… Ma tant’è, iscrivemmo comunque in allegria la squadra per Sant’Antimo la quale, detto tra parentesi, era di 12 km…, nemmeno 10…

Ovviamente pensammo, noi reduci di Palermo, di correre lentamente, giusto per onorare gli amici della squadra, il titolo italiano appena conquistato e l’amico organizzatore. Alla partenza, ero in particolare con l’amico Enzo, e ci dicevamo di non farci prendere dall’entusiasmo… Partire piano e arrivare piano, per onor di firma… Ma dopo un paio di km, non di più, Enzo mi disse:

“Oipè, ma ije m’aggia scarfat’…”

“E pur’ì…”, fu la mia risposta.

Chiusi la gara in 53’ e 25”.

 

Cosa voglio dire? Innanzitutto, che si deve operare una scissione, nel caso specifico di correre con un caldo asfissiante, fra podisti esperti e novizi. A questi ultimi, giustamente, viene da rigettare in tronco l’evenienza di un allenamento in condizioni per così dire estreme; ma agli altri, a quelli cioè che hanno il loro corpo già predisposto a certe ripetute sollecitazioni, fatte da molte gare e altrettanti allenamenti, tutto sommato basta “rassegnarsi a fare un congruo riscaldamento”. Certo, parlare di riscaldamento sotto un sole cocente fa’ un po’ riflettere. Però, è proprio quello che avviene in un organismo predisposto. Naturalmente, la prestazione cronometrica non si dovrà guardare, ma in certi casi, quando si riesce a correre nonostante “le avversità”, aumenta l’autostima e l’amore per il podismo!

P.S. La maratona di Palermo la chiusi in 3h e 12’.

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