Pandemia e Riposo

Negli ultimi tempi ci è venuto un sospetto, o meglio, una riflessione… Abbiamo assistito, a livello generale, a tutta una serie di eccellenti prestazioni sportive, non solo podistiche. Curiosamente, ci è sembrato fosse la diretta conseguenza del forzato riposo imposto dall’imperversare del coronavirus. Ci siamo impressionati? Si è trattato solo di una semplice casualità? Mah…, a noi il sospetto è venuto…, abbiamo fatto questa riflessione…

Tralasciamo i brillanti risultati di molti atleti internazionali, e tralasciamo pure quelli fantastici ottenuti dagli italiani alle Olimpiadi (in Atletica Leggera sono stati veramente straordinari), negli stessi podisti nazionali e amatori regionali abbiamo assistito a prestazioni di livello che hanno sorpreso i diretti interessati. E poiché siamo convinti che nulla in questo mondo avviene per caso, né tantomeno in quello del podismo, abbiamo maturato una convinzione, che poi in effetti è una conferma a nostre precedenti considerazioni al riguardo, circa una tematica legata alla preparazione atletica in senso lato.

Un organismo non può e non deve essere spinto sempre al massimo delle proprie possibilità, pena il suo logoramento. Esso ha bisogno di un periodo di stasi, per ripristinare energie e capacità nel frattempo impiegate. Tanto per fare un esempio, un campo agricolo non deve essere sottoposto a coltivazione intensiva, senza un periodo lasciato a riposo (a maggese), altrimenti ne va’ della sua stessa fertilità. Allo stesso modo, un podista non deve mai trascurare di dedicare al proprio corpo, alla propria preparazione, un periodo di riposo, inteso come costruzione e programmazione per le migliori prestazioni da effettuare nella fase agonistica.

Così, abbiamo notato che molti podisti si sono sorpresi del fatto che, benché assenti dalle gare per molti mesi, hanno conseguito tempi cronometrici di tutto rilievo, forse come mai in precedenza, sicuramente come mai si sarebbero aspettati. Essi dimostrano quindi la loro “estraneità” al concetto prima espresso, e che cioè in ogni preparazione che si rispetti, deve essere contemplato il riposo. E dimostrano altresì la necessità di inserire nei loro programmi di allenamento, senza logorarsi in dispendiosi e logoranti chilometri di fondo, un congruo periodo di riposo. Quello scaturito dalla pandemia è stato forzato, d’accordo, però bisogna convenire che è stato salutare. In un certo qual modo, dovremmo essere perfino grati alla pandemia… Della serie, “non tutti i mali vengono per nuocere…”

 

 

 

 

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