Correre con un fastidio

Un podista, si sa, corre sempre, con “qualsiasi condizione atmosferica e… fisica”. E questo è un bene, e questo è un male. Male, perché non si dovrebbe insistere su di una situazione già di per se precaria col rischio di aggravarla ulteriormente; ma è anche un bene, perché altrimenti un podista non dovrebbe quasi mai correre, visto che c’è sempre qualche problemino da affrontare e con cui bisogna, volenti o nolenti, convivere. Ma prendiamo in esame l’evenienza che un fastidio, e non un dolore, sopravvenga nella nostra… “routine podistica”… a scompaginare la tranquillità, solita e comune, relativa ad allenamenti e gare.

Scartata quindi l’ipotesi del dolore, cioè dell’eventualità che si debba correre su di una patologia che letteralmente impedisce la normale deambulazione, rileviamo e ribadiamo che spesso ci si trova a fronteggiare una situazione di difficoltà fisica dovuta a un qualcosa che rende il gesto, prima ancora di cominciare a correre o durante l’esercizio, non lineare, non normale. In questo caso ci troviamo di fronte a due possibilità: o che esso venga “recepito” dall’organismo, in un certo senso metabolizzato, oppure che vada ad incidere in modo consistente sull’assetto di corsa.

Per quanto riguarda il primo caso, è la comunissima e classica situazione di quando il podista si trova, specialmente all’inizio della corsa, con qualche “dolorino”, che generalmente scompare dopo la fase iniziale della seduta o della gara, magari per l’effettuazione del riscaldamento, o comunque della “messa a regime” di tutte le sue caratteristiche atletiche. Diversa, invece, è la situazione che concerne la seconda eventualità, sulla qual cosa è necessario soffermarsi a parte.

Quando si è costretti a correre con un fastidio, nel senso che non si è potuto o saputo risolvere l’inconveniente, si deve sapere che il gesto della corsa, se reiterato nella sua giusta e ortodossa applicazione, vale a dire messo in pratica secondo i suoi classici dettami, “induce” tutte le parti dell’organismo a svolgere al meglio le loro funzioni. Mettiamo il caso che il podista abbia un “fastidio” al ginocchio, poniamo che lo abbia già da qualche settimana e che quindi si manifesti appena si inizia a correre. Egli avrebbe dovuto nei giorni precedenti la performance fare degli esercizi alle gambe, in modo da rinforzare i muscoli che sorreggono il ginocchio, così da favorire il miglior funzionamento del comparto. Allo stesso modo se avesse avuto problemi alla regione pubica: precisi ed oculati esercizi addominali avrebbero “costretto” la parte, in un certo qual modo ad “uniformarsi” con il resto, rendendo poi il gesto più naturale e quindi normale.

Inoltre, elemento da non trascurare, bisogna sempre considerare, che si abbia un fastidio oppure no, che il gesto della corsa richiede l’effettuazione sciolta e lineare per risultare più efficace. Se nel malaugurato caso dovesse comparire un fastidio nella vita podistica di un atleta, ebbene che si sappia: il correre in modo lineare è l’unico che consente all’organismo di esprimersi al meglio delle sue possibilità. L’essere umano è fatto per correre in una certa maniera e… “assecondarne” la natura fisiologica, anche in uno stato di relativa precarietà, non può che fare bene.

 

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