La “Spartathlon”

La storia siamo quello che siamo e che facciamo. Come diceva Miguel de Cervantes: “La storia è madre della verità, emula del tempo, depositaria delle azioni, testimone del passato, esempio e annuncio del presente, avvertimento per il futuro.” Noi non siamo altro che la conseguenza di ciò che è avvenuto prima che nascessimo e che ci fa’ essere in un determinato modo. Poi ci sono delle situazioni che ci fanno essere come siamo più di altre, talmente profonde e connaturate che ci sembrano innate, quando invece non lo sono affatto.

Prendiamo il caso della maratona. Non tutti sanno la storia di Maratona e quello che significò per la civiltà occidentale. Però, molti sanno che ha dato origine alla corsa podistica di 42,195 km, i suoi atleti più significativi con i loro gesti più eclatanti; “atleti e gesti”, dunque, come Pietri, Zatopeck, Bikila…, e non “eroi e gesta”, come Erodoto, Milziade, Filippide… Ma cosa accadde veramente?

Accadde che nel 490 a.C. una flotta persiana assalì le città-stato greche, perché avevano aiutato Mileto che si era ribellata al dominio persiano. Dopo aver distrutto la città di Eritrea, l’esercito persiano (comandato da Artaferne), si apprestò a marciare su di Atene, che era riconosciuta come la più potente polis greca. Gli ateniesi avevano chiesto aiuto alle città di Sparta e Platea, ricevendone in cambio solo un drappello platese. Quindi, in effetti, Atene restò unico baluardo contro un nemico che si diceva annoverasse oltre 30.000 uomini al seguito (Atene ne contava circa un terzo…). Il comandante degli ateniesi era però Milziade, che si rivelò geniale. Egli a quanto pare introdusse i canoni della “tattica” e della “strategia” nella battaglia, innovazioni che si dimostrarono dirimenti per l’esercito persiano, assolutamente impreparato a queste evenienze. L’abile condottiero ateniese programmò una finta carica centrale, per concentrare al centro le forze dell’esercito persiano, per poi circondarlo con gli attacchi veri delle ali del suo esercito. Tutto questo di… corsa, anche per sfruttare l’effetto sorpresa. E infatti i persiano furono presi alla sprovvista e cercarono di riparare verso la flotta: fu una disfatta. Ma ecco come Erodoto ci racconta la battaglia, dal “Libro VI” delle “Storie”:

 

“… La battaglia di Maratona durò a lungo: al centro dello schieramento furono vincitori i barbari, là dove erano schierati gli stessi persiani e i saci; in questa parte dunque vinsero i babari e aperto lo sfondamento inseguirono i nemici verso l’interno; a entrambi le ali invece ebbero il sopravvento gli ateniesi e i plateesi. Pur riuscendo vincitori, lasciarono fuggire quei barbari che s’erano volti in fuga, e unite le ali combatterono invece contro quelli che avevano sfondato il centro del loro schieramento e li sconfissero. Poi si dettero a inseguire i persiani che fuggivano trucidandoli, finché, giunti al mare, ricorsero al fuoco e tentarono di impadronirsi delle navi.”

Qualche… secolo più tardi (1982), un comandante britannico, tale Johm Foden, diresse una missione in Grecia per verificare l’attendibilità della storia che era intrisa di leggenda. Lo stesso Erodoto, primo storico ufficialmente riconosciuto dalla nostra cultura, era solito collegare i suoi racconti all’intervento della divinità, per giustificare il discorso storico a beneficio delle persone del tempo che erano impregnate di religione, abituate a quel tipo di vita naturale che vuole che tutti gli accadimenti umani siano inevitabilmente “accompagnati” dall’intervento divino. John Foden volle verificare in concreto, cioè ripercorrendolo, se il tragitto raccontato da Erodoto fosse veramente praticabile.

Ma cosa accadde veramente, per ciò che riguarda la Spartathlon?

Siamo dieci anno dopo la battaglia di Maratona, (480 a.C.). Serse, figlio di Dario, non ha certo dimenticato la batosta subita ad opera delle polis greche, per cui riprende le ostilità. Sono trascorsi 10 anni, perché imperatore persiano ha dovuto sbrigare alcune faccende interne. Ma ora, anche grazie a ciò che gli riferisce Ippia, un esule greco che ha subìto l’ostracismo e per questo si vuole vendicare. Ma la massa enorme dell’esercito persiano (si dice, forse esagerando, che fossero più di un milione, i soldati) non poteva essere trasportata per mare e quindi Serse capì che dovesse essere trasportata per terra. L’Ellesponto fu passato attraverso due ponti di barche. Poi, l’esercito marciò lungo la costa, mentre la flotta l’accompagnò via mare, fino a giungere al confine della Tessaglia. I greci si organizzarono, contro un attacco proveniente da nord, decidendo di far fronte sul passo delle Termopili, che era effettivamente molto angusto, in grado perciò di fronteggiare un numero esorbitante di guerrieri anche con un ristretto manipolo di avversari. Intanto, la flotta greca sarebbe stata impegnata nell’ostico braccio di mare che separa la costa settentrionale dell’Eubea dalla Tessaglia per impedire alle navi persiane di penetrare nel territorio greco. Il re spartano Leonida ebbe il comando delle operazioni. Per il tratto di mare, pieno di scogli e senza porti, i persiani trovarono enormi difficoltà, mentre Serse procedeva indisturbato verso le Termopili, tranquillo di poter risolvere la questione in poco tempo. Ma si sbagliava. Gli eroici spartani avevano buon gioco, sia per il loro valore, sia per l’ubicazione particolare del luogo, sia per la leggerezza del loro armamento rispetto alla pesantezza dei persiani. Poi, intervennero dei delatori, i quali indicarono un passaggio quasi sconosciuto, in grado di sorprende gli spartani. Quando Leonida e i suoi compagni s’avviderono dell’inganno, preferirono morire sul posto, invece di arrendersi al nemico. Del resto, la dura legge spartana non contemplava la resa o la ritirata in battaglia. Si dice che perfino le mogli e le madri non guardassero più in faccia i mariti o i figli se fossero fuggiti di fronte al nemico. Comunque, per passare lo stretto delle Termopili, Serse perse ben 20.000 uomini! Quando poi i greci vinsero la guerra a Salamina, eressero sul posto il sepolcro a Leonida, che ancora giganteggia sulla litoranea che porta ad Atene e che è tuttora un luogo di venerazione per tutti i greci. E la “Spartathlon”, gara di 246 km, non è altro che un omaggio al prode Leonida che sacrificò la sua vita per la libertà dell’occidente, oltre al fatto che rappresenta l’esatto tragitto che Filippide effettuò di corsa dopo che venne mandato dagli ateniesi fino a Sparta per chiedere aiuto contro l’avanzata persiana.

Ecco quindi la “Spartathlon”, che qui proviamo a simularne il volantino della gara:

                                                            “Spartathlon” (I edizione)

                                                                        Regolamento

Data –                 Ultima settimana di settembre, 1983

Iscrizioni –          Possono iscriversi solo gli atleti che abbiano almeno uno di questi requisiti:

  • che abbiano partecipato e concluso una 100 km nel tempo massimo di 13h e 30’;
  • che abbiano partecipato e concluso una gara di almeno 200 km.

Partenza –           Ore 7

Percorso –           Atene, Corinto Antica, Nemea, Lyrkia, cima monte Partenio (159° km), Nestani,

                             Tegea, inizio autostrada di Sparta (200° km), Sparta;

Controlli –            Durante il percorso sono previsti 75 ceck point, nei quali si controlleranno i

                              tempi di passaggio degli atleti, che non dovranno superare quelli del tempo

                              massimo stabilito, pena la squalifica.

Passiamo adesso a un po’ di cronaca. Il vincitore della prima edizione, e tuttora detentore del record della manifestazione, fu il greco Yiannis Kouros, con 20h, 25’, 00”.

Ora, quando c’è una manifestazione, ci sono anche le tabelle e le classifiche che la riguardano. Insomma, tutta una serie di ragionamenti, rilievi e curiosità che si possono fare. Eccone alcuni:

  • l’ultimo vincitore (2015);
  • il record maschile, Yiannis Kouros (Grecia), 20h 25’ 00”;
  • il record femminile, Katalin Nagy (USA), 25h 07’ 12”;
  • l’italiano Ivan Cudin l’ha vinta tre volte (miglior tempo, 22h 29’29”);
  • l’atleta maschile maggiormente vincitore, Yiannis Kouros (quattro volte);
  • l’atleta femminile maggiormente vincitrice, Mary Hanudel (USA, quattro volte);
  • la nazione maschile maggiormente vincitrice, Grecia (sei volte);
  • la nazione femminile maggiormente vincitrice, Giappone (sette volte).

L’edizione 2015 della Spartathlon ha avuto questo esito:

 

              Classifica maschile:

  • Florian Reus (Germania), 23h 17’31”;
  • Dan Lawson (Inghilterra), 23h 53’32”;
  • Kim Hansen (Danimarca), 23h 54’ 37”.

Classifica femminile:

  • Katilin Nagy (USA), 25h o7’ 12” (quarta assoluta!);
  • Alyson Venti (USA), 26h 50’ 51”;
  • Szilvia Lubics (Ungheria), 29h 18’ 44”.

       Primi tre italiani:

  • Ivan Cudin (7° assoluto), 26h 19’29”;
  • Marco Bonfiglio, 28h 44’05”;
  • Pablo Barnes, 29h35’59”.

Appuntamento, quindi, per… tutti quelli che se lo possono permettere…, alle prossime edizioni della “Spartathlon”, nell’ultima settimana del mese di settembre di ogni anno!

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