Il recordman eterno piazzato (Ron Clarke)

La domanda è: si può essere un grande campione in Atletica Leggera, battere svariati record mondiali e non vincere nessuna competizione importante? La risposta è “sì”, che tradotta si dice Ron Clarke.

E’ trascorso poco più di un lustro, da quando Ron Clarke ci ha lasciati (Melbourne, 21 febbraio 1937- Gold Coast, 17 giugno 2015) e pochissimi hanno ricordato la sua incredibile e unica parabola (noi di “podisticamente.it” non c’eravamo ancora…). Probabilmente, perché i record mondiali passano, ma le medaglie d’oro nelle competizioni internazionali, soprattutto alle Olimpiadi, restano. Così di Ron Clarke è presto sfumato il ricordo. Eppure, pensate (leggete) cosa riuscì a fare:

  • Primo uomo a correre in meno di 13’ le tre miglia
  • Primo uomo a correre in meno di 27’ le 6 miglia
  • Primo uomo a correre in meno di 28’ i 10000 metri
  • Eletto miglior atleta dell’anno nel 1965
  • Record del mondo 10000 metri, 28’15”6 (Melbourne, 1963)
  • Record del mondo 10000 metri, 27’39”4 (Oslo, 1965)
  • Record del mondo delle 2 miglia (8’19”6)
  • Record del mondo delle 3 miglia (12’50”4)
  • Record del mondo 5000 metri (13’16”6)
  • Record del mondo delle 6 miglia (26’47”)
  • Record del mondo delle 10 miglia (47’12”8)
  • Record dell’ora (20,331 km)

Ron Clarke, per le sue caratteristiche tecniche, venne considerato una sorta di continuatore ideale di gente come Paavo Nurmi ed Emil Zatopek: straordinario sul passo, era un cronometro umano. Forse, anzi senza forse, il suo problema era proprio questa eccezionalità di mantenere il passo costante a livelli impressionanti, ma non aveva lo sprint finale, quello spunto che permette di superare nel finale gli atleti che magari ne hanno approfittato, seguendone la scia.

Lo vogliamo ricordare, perché secondo noi assurge a modello educativo per le future generazioni di podisti che sicuramente non lo hanno conosciuto. Lo sport è agonismo, sicuramente, e gli avversari sono degli stimoli positivi che ci fanno migliorare negli allenamenti e nelle prestazioni. Ma combattere e sconfiggere il tempo, rende l’atleta vincitore di fronte all’eternità.

 

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