Opportunità, opportunismo e simili

Nel mondo podistico, come in tutti gli altri mondi, si verificano situazioni che ci fanno riflettere sui comportamenti umani e sui tipi di relazioni che si vengono a determinare. I conflitti e i dissidi non sono rari e forse fanno parte del cosiddetto “sale della vita”, per cui non conviene amareggiarsi oltre una ragionevole soglia di rassegnata sopportazione. Tuttavia, ci sembra sia “opportuno” fare un po’ il punto della situazione, soffermandoci su alcune parole, che corrispondono perfettamente ad alcuni modi di essere di molte, moltissime persone, che non sanno, o non vogliono, distinguerle ai fini di un corretto modo di vivere. Crediamo che esse siano “opportunità”e “opportunismo”, sullo sfondo di quella che è senza dubbio da annoverare come la parola “madre” di ogni sana e bella convivenza civile, e cioè  “amicizia”.

Opportunità – “Circostanza che si presenta come favorevole.” L’opportunità è una situazione obiettiva che si offre alla nostra osservazione. E’ una condizione esterna a noi, per raggiungere la quale dobbiamo adoperarci in un certo modo, con spirito di sacrificio e di abnegazione; e non è detto che ci possa arridere il successo, cioè il conseguimento del programma che ci eravamo prefissati. E’ una situazione che non comporta un’offesa alla nostra moralità, anzi al contrario, ce la fortifica. Classico esempio di quando la moralità, nel soggetto, diventa dignità.

Opportunismo – “Comportamento di chi si adegua, volentieri e furbescamente, alle situazioni, sfruttandole per i propri fini.” L’opportunismo è la riflessione che un individuo opera all’interno della sua mente, non badando minimamente alla moralità delle azioni da intraprendere, ma unicamente rivolta al perseguimento del proprio tornaconto. E’ una situazione che se ne infischia della moralità, del giudizio degli altri, del danno eventualmente arrecato ad altri, avendo a cuore solo il raggiungimento dei propri interessi. Classico esempio di quando la moralità, nel soggetto, diventa assenza di dignità.

Abbiamo detto che “opportunità” e “opportunismo” si muovono sullo sfondo di quella bellissima e importantissima parola che è “amicizia”. Quante e quali cose si potrebbero scrivere al riguardo, quante e tali che pensiamo perfino di non esserne all’altezza. Perciò, ci “rifugiamo” in Seneca, uno dei nostri maestri (“Epistula morales ad Lucilium, Liber primus, epistula IX). Quando lo leggiamo, impariamo sempre qualche cosa…; è questo il destino dei classici: vanno bene in ogni stagione, non passano mai di moda. In questa lettera, noi guardiamo con umana comprensione e pietà anche al “soggetto” della mira dell’opportunista che, in cambio di una fantomatica amicizia, lo coinvolge nella triste e ipocrita pantomima dove tutti sono destinati alla sconfitta morale:

“Chi bada esclusivamente al proprio interesse e per questo s’impegna in un’amicizia, sbaglia di grosso. Finirà come ha cominciato. Si è procurato un amico per avere in futuro qualcuno che lo aiuterà, un giorno, a liberarsi dalle catene, ma al primo sferragliare della catena, quello se ne andrà. Queste sono amicizie che la gente chiama opportunistiche: chi è stato preso come amico soltanto per tornaconto, sarà gradito finché utile. Ecco perché uno stuolo di amici attornia quelli che godono di fiorente fortuna. Intorno a chi ha subìto un rovescio regna la solitudine; ben presto gli amici se la squagliano, appena messi alla prova. Ecco perché ci sono tanti esempi scandalosi di persone che abbandonano gli amici per paura e di altri ancora che sempre per paura li tradiscono. Il principio e la fine saranno inevitabilmente coerenti: chi ha cominciato ad essere amico perché gli conviene, cesserà anche di esserlo perché gli conviene.

E come diceva il buon Peppino De Filippo, anche Seneca può dire: “… E ho detto tutto!”

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