Dimmi come appoggi e ti dirò che podista sei

Non è per semplice vanità che il buon podista dovrebbe conoscere il suo tipo di appoggio; farebbe bene in realtà a controllare il tipo di impatto che ha con la superficie su cui corre, per ottimizzare la sua corsa e per evitare possibili complicanze alla corretta funzionalità del suo gesto (cioè, se non fosse sufficientemente chiaro, per evitare possibili infortuni…). Quindi, prima ancora di procedere all’acquisto di una scarpa, il buon podista dovrebbe sapere la sua naturale e fisiologica disposizione nella corsa, poiché il più delle volte è irreversibilmente connaturata, e agire di conseguenza.

I podisti si possono dividere, per quanto riguarda il tipo di appoggio, in pronatori, neutri e supinatori. Nei pronatori, il piede cede in modo eccessivo verso l’interno nella fase d’impatto con il suolo e la parte della tomaia che avvolge il tallone risulta deformata ed anche la parte mediale della suola risulta più deformata e consumata sul lato interno. Nei neutri, il piede mantiene nell’appoggio una base, grosso modo, orizzontale e la tomaia non presenta cedimenti anomali e la suola ha un consumo uniforme. Nei supinatori, l’appoggio è sbilanciato sulla parte esterna del piede con la conchiglia che avvolge il tallone deformata nella parte esterna e il battistrada presenta una maggiore usura sul lato esterno. Essenzialmente, per avere la prova “documentale” della loro caratteristica di appoggio, i podisti hanno l’osservazione della suola della propria scarpetta: se essa presenta un consumo diffuso lungo tutta la parte interna della suola, è un pronatore; se invece ha solo un lieve consumo sulla parte posteriore  e anteriore della suola , è un neutro; se infine il consumo della suola è accentuato sulla parte laterale destra è un supinatore.

Un altro “sistema” è l’osservazione da dietro di qualche collega podista il quale, nel momento stesso della corsa che si effettua, può riferire in base al dato visivo e oggettivo. Una cosa, questa, poco rimarcata a nostro parere da tutti gli appassionati della corsa: il podista è “sincero”, in quella che è la messa in pratica del suo gesto. Può leggere una miriade di articoli specializzati, di libri di settore, ripromettersi di correggere eventuali difetti di postura, eccetera, ma quando poi corre si rileva in tutta la sua evidenza, senza infingimenti. L’importante è che l’amico podista abbia un minimo di esperienza e che non indulga in compiacimenti per pura e semplice amicizia.

Nei casi più gravi, cioè più marcati, la consultazione di un medico specialistico è da preferire. Meglio se l’incontro avviene agli inizi della pratica sportiva, s’intende, prima che possano essersi verificati danni significativi. Comunque, lo specialista saprà individuare non solo la presenza di un eventuale difetto di appoggio, ma anche la sua entità, le cause che lo hanno determinato e i rimedi migliori del caso in questione.

E così torniamo al punto d’inizio: l’acquisto delle scarpette. Il podista pronatore dovrà preferire i modelli della categoria “stabili”, che hanno sistemi antipronazione. Quello neutro è, per così dire, avvantaggiato, perché non ha problemi particolari. Il supinatore, infine, dovrà optare per delle scarpette molto ben ammortizzate, in grado cioè di compensare la scarsa capacità di assorbimento degli arti nella fase di appoggio.

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