I podisti quando piove

Piove… Non moltissimo, ma piove… Come si comportano i podisti in casi come questo…?

L’ovvia risposta è: dipende… In un certo senso è vero, dipende; dipende dalla “categoria di appartenenza”… Dipende non da quelle categorie ufficialmente riconosciute dalla Fidal o dagli Eps, ma dipende da quelle “individuali”, legate indissolubilmente alle capacità organiche e anagrafiche dei singoli podisti. Le prime, le capacità organiche, sono quelle che madre natura ha fornito, mentre le seconde, le capacità anagrafiche, si riferiscono agli anni effettivamente trascorsi a correre in maniera significativa e costante.

A proposito di capacità anagrafiche, la prima categoria è quella riferita ai bambini, diciamo dai 6 ai 10 anni. A costoro è sicuramente sconsigliato di correre con la pioggia. Chi li segue, i responsabili della scuola di corsa a cui appartengono, di certo li indirizzeranno verso il luogo chiuso delle loro esercitazioni, leggasi palestra. Diverso il caso dei ragazzi dai 10 anni ai 16… Qui spetta al singolo allenatore se consentire o meno qualche prima esperienza bagnata, pur di completare un allenamento di una certa importanza ai fini di una determinata preparazione. In altre parole, se la corsa da fare dev’essere lenta…, alle prime gocce di pioggia sarà meglio battere in ritirata… Altrimenti, se il caso programmato lo richiede, si può anche tentare… Dai 16 anni in su è tutto un altro discorso, perché è tempo che il podista, con le dovute cautele, cominci a fare un po’ sul serio.

Senza andare troppo per il sottile, nella vasta gamma di podisti abituali, possiamo distinguere fra quelli agonisti e quelli appassionati, fra quelli che si allenano anche duramente pur di raggiungere certi risultati e quelli che corrono magari per semplice piacere e per star bene con sé stessi e con gli altri. Quindi, ci troviamo al cospetto di due grosse categorie, che meritano qualche distinguo…

Coloro i quali corrono per conseguire certi risultati, devono allenarsi anche con la pioggia, è chiaro. Solo nel caso essi siano in una condizione anagrafica avanzata, debbono valutare di volta in volta. Invece, quelli che corrono per stare bene con sé stessi e con gli altri, devono allenarsi con la pioggia solo nel caso abbiano un’età che sfiori i cinquanta. Oltre, comunque sarebbe rischioso. Stesso discorso può contemplarsi per i podisti che, pur essendo relativamente giovani, avessero tuttavia una lunghissima carriera alle spalle.

Ma c’è ancora qualcosa da aggiungere…, e non di poco conto… Bisognerebbe che tutti i podisti, per così dire, “familiarizzassero” un po’con la pioggia. Spieghiamo perché.

Poiché tutti i podisti, a qualsiasi “categoria” essi appartengano, hanno sempre in programma di partecipare a molte gare, a giudicare dal numero impressionante di iscritti alle competizioni, ci si deve aspettare qualche volta di correre con la pioggia, o dalla partenza o, e questo è perfino più fastidioso, lungo lo svolgimento del percorso della manifestazione. Ecco, in questo caso che si fa’?, ci si ritira…? Dal momento che qualsiasi podista, a prescindere dalla sua “categoria”, non si ritira mai…, tanto vale “allenarsi”, cioè prepararsi, nell’eventualità si debba correre con la pioggia.

Piove, non moltissimo, ma piove…Come dobbiamo comportarci in questo caso…? Facciamoci l’esame di coscienza podistica….

 

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