Il saluto fra podisti

A Napoli, ma forse dappertutto, si dice che “il saluto è dell’angelo”, per affermare una cosa abbastanza ovvia, e cioè che il saluto è una dimostrazione di buona educazione. Ed anche che il saluto ha una sua “sacralità”, per la qual cosa non si nega a nessuno. Ma volendo addentrarsi un po’ nella circostanza, sul saluto in sé, dobbiamo distinguere tra saluto rivolto a persone conosciute oppure no. Di solito, fra persone che si conoscono, il saluto si abbina ad un sorriso, mentre fra quelle sconosciute il saluto resta… isolato. Quindi, il saluto più bello è quello accompagnato dal sorriso, quello che ci si scambia fra persone simili.

 

Eppure quando si incrociano podisti, anche sconosciuti, scatta quasi inevitabilmente, nel saluto, un sorriso, per non dire di un gentile roteare di una mano, o di un’occhiata allampanata in un gesto affermativo della testa, come per dire “ti ho visto”, oppure di un semplice ma non per questo banale “ciao”. Perché ciò avviene? Perché i podisti, quando incrociano i loro cammini, immancabilmente, si salutano? Lo abbiamo detto poc’anzi: si riconoscono come simili.

I podisti si riconoscono come simili anche da lontano. A volte dall’andatura, se si conoscono già; altre volte, dal tipico abbigliamento. Chi volete che vada per strada, magari quando pioviggina, con smanicato e berrettino? Chi volete che d’estate corra sotto il sole cocente, quanto “tutti gli altri”, stanno a fare la classica pennichella? Chi volete che fuoriesca dalle tenebre del primo mattino, al buio di quell’angolo e che voi sentite approssimarsi per l’impatto al suolo delle scarpette e il respiro leggermente faticoso?

I podisti si riconoscono anche per quello che indossano: pantaloncini, magliette, scarpette…, tutto ci parla di loro. Anche noi indossiamo certi materiali, anche noi calziamo alcune marche di scarpette… Anzi, una rapidissima occhiata ci basta per sapere che tipo di podista è quello che improvvisamente si para davanti a noi. Dalla sua andatura, e da quello che veste, possiamo subito capire, se si tratta di “uno forte”, o di un “tapascione”, di uno esperto della corsa, o di uno che sta iniziando…  Se è del primo tipo, scatta l’ammirazione; se è del secondo tipo, scatta il desiderio istintivo di potergli essere utile…

Come si fa’ a non salutarlo…?                                                                               

P.S. Qualche volta, per fortuna raramente, fra i podisti non c’è saluto. Tacciamo per la privacy….

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