La disabitudine alle gare

Bisogna ammettere che la pandemia, tra l’altro, ha inciso notevolmente sulle abitudini dei podisti, determinandone, spesso in negativo, esiti e riscontri, soprattutto in merito alle gare, o meglio, alla frequenze delle gare a cui ci si era abituati. Non si è di certo in errore se si dichiara che ad ogni domenica era presente una gara, a volte perfino ce n’erano due o tre in contemporanea, data l’enorme richiesta degli innumerevoli podisti amatori che, in quanto a numeri di iscritti a società o “liberi”, erano cresciuti a dismisura. Insomma, i podisti si erano abituati a “calendizzare” le gare, a sceglierle come un vero e proprio “modus operandi”, quasi senza nemmeno rendersene conto. Ciò comportava tutta una serie di allenamenti, di corse, di appuntamenti, di preparazioni che poi, con l’avvento della pandemia sono stati stravolti.

Le misure restrittive hanno scombussolato tutti i podisti, dai giovani ai meno giovani, tutti. Basti pensare che mai “i viventi” avevano vissuto una circostanza simile, se solo si fa’ un riferimento alla famosa e terribile “spagnola” verificatesi nel primo ventennio del 20° secolo…Quindi, lo shock è stato notevole. C’è stato chi ha perfino ritenuto di abbandonare l’attività, chi è ripartito con eccessiva determinazione, chi si è posto degli interrogativi, chi ha riconsiderato completamente la propria vita, chi si è accontentato delle cosiddette riaperture, chi si è rifiutato di correre con la mascherina… Insomma, una situazione a dir poco paralizzante. D’altronde, gli stessi giochi olimpici si sono svolti con un anno di ritardo, con le limitazioni e le perplessità che conosciamo.

Ma forse ciò che ha particolarmente nuociuto alle performance dei podisti, è stata la disabitudine alle gare. In effetti, quando un podista è impegnato regolarmente durante l’anno a pianificare il suo correre, in quanto a gare programmate e quindi da preparare, attua tutta una serie di “accorgimenti”, fisici e mentali, altrimenti impossibilitati ad esercitarsi. Dal punto di vista fisico, è inutile dirlo: tutte le componenti organiche sono sollecitate, muscoli, ossa, tendini, vascolarizzazione e quant’altro. Gli allenamenti, i vari tipi di corse su diversi tracciati, le tante gare a cui si partecipa…, tutto confluisce nel gran calderone sia dell’esperienza pratica che si acquisisce, sia del miglioramento e delle sollecitazioni dell’organismo nella sua interezza. Ma anche dal punto di vista mentale… Voi lo vedete un podista in gara che, vistosi superato da un avversario di categoria non accenna ad uno sforzo suppletivo non solo per recuperare, ma perfino per superare…? Si potrebbero fare altri esempi, anche sulle considerazioni delle proprie sensazioni in gara, di fatica, di abbattimento, di ripresa, di gioia, che sicuramente è inutile ricordare…, almeno a tutti quelli che hanno partecipato in vita (podistica) loro a qualche gara. In fondo, se è vero come è vero che il migliore allenamento è la gara, allora la mancanza di gare che cos’è…?

Come rimediare a questo pericolo? Cioè, come comportarsi, podisticamente parlando, in questo periodo di riaperture alle gare, sia pure con qualche “regola cautelare”? Il consiglio è quello di partecipare a tutte le gare possibili, anche a quelle a cui non si era magari soliti partecipare, purché si gareggi. Per non perdere l’abitudine alle gare, certo, ma anche per acquisire nuove esperienze al riguardo. In fondo, come si dice?, “non tutti i mali vengono per nuocere”….

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