La corsa insieme o in solitaria

 

Nel podismo si corre da soli o in compagnia, è una cosa talmente ovvia che ribadirla può sembrare banale. Però, ci sono modi e modi…, sia a correre da soli che insieme a qualcun altro. Intanto, bisogna subito operare una distinzione, e cioè che in questo caso la corsa deve essere intesa come un allenamento in vista di un determinato obiettivo, gara o raggiungimento cronometrico che sia; non come mero strumento di aggregazione, lodevole quanto si voglia, ma non oggetto della presente (si spera gradevole) lettura. Nel senso che allenarsi per stare bene in salute e trascorrere qualche oretta in buona compagnia va’ benissimo, ma che non si deve attribuire alla corsa, cioè all’allenamento, una valenza eccessiva dal punto di vista podistico.

Chiarito ciò, possiamo anche addentrarci più nello specifico della situazione, pur nel rispetto di quella perfettibile esperienza podistica che abbiamo, sempre soggetta ad eventuali suggerimenti e ulteriori aggiornamenti, da parte di amici che volessero illuminarci o da pubblicazioni specifiche che ci fossero sfuggite.

Si può correre, si diceva, da soli o in solitaria. Da soli, d’accordo, ma… in compagnia, in quanti  si deve essere? Esiste una regola, un’indicazione? Certo che no. Però, appena si corre in compagnia, anche in due, bisogna subito considerare che il compagno, o i compagni, possono avere, e sostanzialmente lo hanno, un ritmo diverso dal nostro, più veloce o più lento. Quindi, con loro si può fare tranquillamente un allenamento di corsa lenta, ma per eventuali corse medie e per progressivi…, devono lasciare il passo. Non parliamo delle ripetute, in salita o in piano, o dei fartleck, eccetera eccetera, cioè i cosiddetti “lavori”. E quindi, come bisogna regolarsi?

Esiste uno strumento infallibile, un vero e paradigma, entro cui qualsiasi podista si può, e si deve, regolare: il proprio respiro. Ed è una cosa anche abbastanza semplice a cui attenersi.

                                                                Vediamo un po’

  • Corsa lenta. E’ la corsa che possiamo fare, parlando liberamente, “impegnandoci” anche in veri e propri discorsi. E’ il classico allenamento di gruppo, a numero di elementi indefinito, il più bello per stare del tempo con gli amici, macinare chilometri, migliorare l’efficienza aerobica e…bruciare calorie in eccesso. Qui, il respiro è facile.
  • Corsa media. Genericamente parlando, la corsa media si effettua quasi al massimo delle proprie capacità, vale a dire a circa l’80%. Qui, il respiro si trova in difficoltà se… deve sostenere un’espressione verbale più lunga di una frase… Per cui s’intuisce che il numero massimo dei componenti l’allenamento di gruppo è opportuno non superi il numero di tre, meglio se due. Ovviamente, nel rispetto delle prestazioni medie dei singoli partecipanti, con oscillazioni al km che non vadano oltre un paio di secondi.
  • Corsa veloce. E’ la seduta del “lavoro”, allenamento che richiede un’efficienza organica collaudata, quella che riflette il patrimonio genetico e la storia podistica del soggetto, quella cioè che si effettua in condizione di lattato. In questo caso, già… è molto che si riesca a pronunciare un monosillabo… Pertanto, non può che trattarsi della classica corsa in solitaria, perché è difficilissimo (ma non impossibile) che si possa trovare un partner con analoghe potenzialità.

Ok?

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