Correre nella Natura

Una foto su Face Book, un social negli ultimi tempi esposto a qualche critica circa gli eventuali dati personali minacciati e pericoli d’invadenti e potenziali fake news, mi ha… aperto il cuore alla speranza che non tutto è perduto nel nostro vivere on line… L’amico Luciano Basile ha riproposto una serie di immagini relative ad una recente gare svoltasi nel Cilento, tra un territorio bellissimo e per certi tratti quasi del tutto incontaminato. Una in particolare mi ha colpito, quella di un nutrito gruppo di podisti impegnati in gara in un tratto del percorso contrassegnato dalla… spiaggia. Bello, bellissimo! In un istante, in un fotogramma, mi si è disvelato quello che stavo cercando di scrivere, per sottolineare l’importanza, anzi la necessità, per l’uomo moderno, di correre nella Natura.

Sembra che noi podisti si sia dimenticato cosa significhi veramente correre… Infatti, se si esclude qualche sporadico campione, subito fagocitato da qualche squadra militare, la grande massa dei podisti abituali (per fortuna divenuti un numero rilevantissimo, rispetto a pochi decenni or sono) si cimenta solo ed esclusivamente sulle gare su strada, soprattutto su quelle di 10 km. A parte il fatto che si potrebbe obiettare “e la pista?”, viene spontaneo (agli appassionati più attenti) chiedersi se la città sia l’unico luogo urbano atto allo svolgimento delle gare. Cioè, se lo scopo del podista è quello di manifestare la sua passione soprattutto con lo stare in contatto con la Natura nel senso più ampio del termine, perché escludersi la possibilità di cimentarsi in tutti i luoghi in cui vive, nessuno escluso? I “trail” stanno a dimostrare questa vocazione, questa voglia, certo, ma non sono organizzati ancora in maniera continua come avviene per le 10 km su strada. I trail sono, il più delle volte, episodi isolati e folcloristici, relegati a semplici avvenimenti curiosi e sfiziosi, tali da rappresentare un buon diversivo podistico. Le stesse “ultra” testimoniano questa insopprimibile necessità che hanno i podisti di cimentarsi in maniera più totale nello sforzo podistico, quasi a volersi immettere totalmente nella Natura, o almeno quanto più… a lungo possibile.

Quindi, la foto su Face Book, ritrae e sottende, almeno secondo me, da un lato la voglia dei podisti di correre dappertutto, diciamo così; ma da un altro lato, di non omologarsi e uniformarsi alla monotona corsetta domenicale dei 10 km. In altri termini, meglio correre un percorso oggettivo e predeterminato, o invece uno soggettivo, cioè esplorativo di se stessi e dei luoghi in cui si vive?

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